Mercoledì 24 Aprile 2024

Da “Mai dire banzai“ a “Quelli che“ Il regista della tv dei particolari

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È morto nella sua casa di montagna a Magognino vicino a Stresa il regista Paolo Beldì, 66 anni, anima di tante trasmissioni di Fabio Fazio; sua la firma di programmi iconici come Quelli che il calcio, Anima mia, alcuni Sanremo e tante trasmissioni di Adriano Celentano (con lui a sinistra, nella foto). Novarese ma super tifoso della Fiorentina, Beldì aveva esordito come comico in radio per passare alla regia negli anni ’80 in Fininvest (Banzai, Mai dire Mundial). Nello stesso periodo firma le musiche originali di Drive in ed esordisce nel varietà: Antonio Ricci lo chiama a dirigere prima Lupo solitario, quindi Matrjoska.

Negli anni ’90 il passaggio alla Rai, regista - tra gli altri - di Mi manda Lubrano, quindi di Svalutation con Celentano. Ed è proprio con una trasmissione Rai (Diritto di replica con Fabio Fazio e Sandro Paternostro), che getterà le basi per quella che diventerà il suo marchio di fabbrica: l’indugio sui dettagli, i calzini calati, ad esempio. Una peculiarità alla quale dedica il primo dei suoi tre libri, Perché inquadri i piedi? (1996)

"Quando sono arrivata a Quelli che il calcio nel 2001 ho pensato che, per mia fortuna, tu fossi rimasto - le parole di Simona Ventura su Twitter - . Sei stato guida preziosa, uno dei pochi registi che ha creato uno stile, una cifra tutta sua. Non ti dimenticherò mai, grazie Paolo... te l’ho detto troppo tardi".

"Abbiamo lavorato insieme dieci anni straordinari - commenta Fabio Fazio, che con Beldì ha avuto il più lungo sodalizio lavorativo, sul profilo Twitter di Che tempo che fa - . Avevamo raggiunto un’intesa pazzesca in Quelli che il calcio; lui con le immagini partecipava al dialogo, commentava, interveniva. La sua regia parlava ad alta voce, quasi sempre ironizzando".

"Se ne va un grande della tv, un creatore di idee, un funambolo della telecamera e un artista dietro le quinte". Questo il tweet del giornalista e conduttore Andrea Vianello a commento della notizia della morte di Paolo Beldì. "In più una persona perbene e , per me, un amico: divertiti anche lassù e inquadraci tutti dall’alto (anche senza piedi)", sottolinea Vianello.

Re. Spe.

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