Giovedì 25 Aprile 2024

Com’è triste Venezia se la sua salvezza è già cosparsa di ruggine

Giovanni

Morandi

Sarà utile ma è brutto e non riesce a far scomparire il timore che un giorno si incepperà, non servirà più e ci sarà allora il problema di doverlo smontare. Si chiama Mose come il figlio di Dio che separò le acque del Mar Rosso ma quello era guidato dalla mano di Dio e questo da un assegno da sei miliardi. Mo.se. senza accento vuol dividere le acque della Laguna e significa modulo sperimentale elettromeccanico, quel modesto aggettivo “sperimentale” risulta assai inquietante. Ci pare già di vedere i suoi limiti in quelle macchioline di ruggine che sono già comparse sui cassoni che formano questa diga mobile contro l’acqua alta, opera ardita e geniale ma….

Battaglie navali a parte tra ambientalisti e polizia e carabinieri, a vedere quei cassoni metallici che si sollevano dal mare davanti a Venezia viene da pensare che questo Mose appare più presuntuoso di quanto non si sia disposti a giudicarlo all’altezza di un compito di cui è legittimo dubitare soprattutto in relazione alla capacità di durare nel tempo. È insopprimibile il confronto che viene da fare tra Venezia e questa macchina gigantesca, che vuol fermare il mare per proteggere la città più raffinata e fragile che esista.

Venezia esiste da più di 1500 anni, la guardi e viene da abbracciarla per difenderla e ci pare in pericolo quando appaiono quei transatlantici che le entrano dentro. Nonostante ciò Venezia è lì, con la sua eleganza, le sue linee sottili, i suoi orientali arabeschi architettonici nati dalla follia di quei matti che vollero costruirla in mezzo all’acqua perché sarà anche stato complicato costruire sull’acqua ma alla fine il risultato meraviglioso ripagava la fatica. Poi guardi i cassoni del Mose e ti viene di fare gli auguri e gli scongiuri.

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