Sabato 27 Aprile 2024

‘Pepsi, dov'è il mio jet?’, la storia vera che ha ispirato la serie

Su Netflix una docu-serie in quattro episodi che racconta un surreale caso giudiziario che ha coinvolto il marchio Pepsi

Pepsi, dov'è il mio jet?

Pepsi, dov'è il mio jet?

È in streaming su Netflix, ‘Pepsi, dov'è il mio jet?’, una docu-serie di quattro episodi che racconta di una diatriba legale tra un giovanissimo studente e la PepsiCo Inc. Lo show si serve di testimonianze e interviste e riprende una vicenda realmente accaduta tra il 1996 e il 1999. Un giovane consumatore, John Leonard, chiese infatti un risarcimento alla società che produce la nota bevanda gassata in quanto, secondo il suo punto di vista, gli era stato promesso un jet come premio per un concorso a punti. Trofeo che non gli fu mai recapitato. Ecco come sono andate le cose.

Il concorso Pepsi

Nel 1996 il marchio Pepsi ha indetto un concorso a premi. Il regolamento prevedeva una raccolta punti legata alla quantità di prodotti Pepsi consumati. All’aumentare del numero di punti raccolti si poteva ottenere uno dei premi del merchandising ufficiale. Lo spot televisivo che pubblicizzava il concorso vedeva un giovane studente indossare una t-shirt, un paio di occhiali da sole e un giubbotto che riportavano il marchio Pepsi (ottenibili rispettivamente con 90, 125 e 1.400 punti, come specificato dalle scritte in sovraimpressione). L’ultima scena dello spot mostrava invece lo stesso protagonista parcheggiare il suo jet privato – marchiato Pepsi – nel cortile della scuola e specificare di averlo ottenuto grazie a 7 milioni di punti legati al concorso.

L’escamotage del regolamento

Per evitare che qualcuno dei consumatori restasse senza premio allo scadere del concorso, la Pepsi aveva aggiunto una clausola al regolamento. Chiunque avesse raccolto almeno 15 punti Pepsi poteva sostituire i restanti con il corrispettivo in denaro. 10 centesimi di dollaro equivalevano a un punto mancante.

È grazie a questo escamotage che John Leonard pretese di ottenere il jet promosso nello spot. Raccolse infatti solo 15 punti Pepsi e aggiunse – grazie a un amico finanziatore – 700.000 dollari (pari in effetti a 7 milioni di punti Pepsi) specificando nella sua richiesta all’azienda di voler ricevere il jet visto in tv. Quando la società cercò di spiegare che lo spot aveva esclusivamente natura promozionale e che il velivolo (nello specifico un Harrier jet militare, del valore di 33 milioni di dollari) non faceva davvero parte dei premi in palio, il giovane intentò una causa.

La causa legale contro Pepsi

La causa che è passata alla storia come ‘Leonard vs PepsiCo’ vide il giovane universitario citare la multinazionale per inadempimento contrattuale e truffa. Il 5 agosto del 1999 la corte presieduta dal giudice Kimba Wood si pronunciò in merito e lo fece a favore di Pepsi. Il giudice ritenne infatti che nessuna persona sana di mente avrebbe potuto davvero considerare un jet del valore di 32 milioni di dollari come reale premio in palio in un concorso a punti. L’Harrier è inoltre sempre stato classificato come velivolo militare, un’altra motivazione che ne rendeva impossibile l’utilizzo da parte di privati cittadini. Leonard impugnò la sentenza ma anche in secondo grado le motivazioni del giudice Wood furono confermate.

Il nuovo spot

La Pepsi continuò a mandare in onda lo spot “incriminato” ma con alcune modifiche sostanziali. I punti (fittizi) da raccogliere per ottenere il jet divennero 700 milioni e non solo 7. Quando – nel corso della pubblicità – veniva mostrato il jet come premio, in sovraimpressione compariva inoltre anche la scritta: ‘Just Kidding’, cioè ‘Per scherzo’. Un espediente che serviva a specificava la funzione puramente promozionale del velivolo.

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