Mercoledì 24 Aprile 2024

Bella e misteriosa: è la Gioconda degli abissi

La SS Central America naufragò nel 1857 nell’Atlantico, carica di tonnellate d’oro. Adesso riemerge il vero tesoro: le foto dei passeggeri

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di Silvia Gigli

La chiamano “la Gioconda degli abissi“. È la foto di una giovane, bellissima, donna, adornata di pizzi e gioielli, ritrovata sul relitto del piroscafo chiamato “la nave d’oro“ che affondò nel 1857 nell’oceano Atlantico al largo della Carolina del Sud. Su quella nave, salpata il 3 settembre dal porto panamense di Colón alla volta di New York e colata a picco il 12 settembre, c’erano tra le 14 e le 20 tonnellate d’oro: oro che, dopo essere stato estratto dalle miniere californiane, era stato trasformato in monete e lingotti. Oggi però il vero tesoro della nave si rivela il patrimonio di fotografie ritrovate nel relitto, adesso pubblicate per la prima volta.

A bordo viaggiavano 477 passeggeri e 101 membri dell’equipaggio; tra i passeggeri, molti erano minatori che avevano partecipato alla corsa all’oro della California e che intendevano portare a casa a New York la loro ricchezza. Ma la SS Central America fu colpita il 9 settembre da un uragano; la mattina del 12 settembre furono tratte in salvo – da altre due navi – 153 persone, soprattutto donne bambini; la sera del 12 il piroscafo era completamente naufragato. L’oro colato a picco, a oltre 2000 metri di profondità, fu recuperato in varie spedizioni tra il 1988 e il 2004 e il mondo rimase a bocca aperta davanti a pepite, lingotti e monete. Ma quei ritrovamenti dal valore inestimabile di milioni di dollari hanno innescato anche una complessa causa legale che ha portato addirittura in prigione colui che per primo individuò e raggiunse il relitto, l’ingegnere Tommy Thompson.

Finita comunque la caccia all’oro sommerso, l’archeologo britannico Sean Kingsley si sta concentrando adesso sulla stupefacente collezione di ritratti del 19° secolo ritrovati sulla SS Central America. Si tratta di fotografie realizzate con lastre di vetro (ambrotipia, tecnica messa a punto a metà del 1800, successiva alla dagherrotipia, che utilizzava lastre di rame), e Kingsley ha rivelato all’Observer: "Le foto su lastre di vetro hanno preservato i volti di minatori, mercanti e delle loro famiglie, fissandoli nel loro tempo ma matenendoli eternamente vivi pur nel fondo del mare". I ritratti sono inquietanti e affascinanti, come vividi fantasmi. Kingsley ha dichiarato: "Ci sono due navi con nomi iconici. Il Titanic è conosciuto come la “nave dei sogni“. Questa è conosciuta come la “nave d’oro“. Per me, l’oro è una distrazione. Le lastre di vetro sono i veri tesori di questo relitto. Oltre a quelle recuperate, ce ne sono altre dozzine laggiù, e spero che anch’esse un giorno vengano salvate".

Bob Evans, che ha svolto ricerche sulle SS Central America dal 1983, è stato il capo missione dell’operazione di recupero delle foto. Per lui, "una grande emozione". "I ritratti ci mettono in contatto con l’umanità dei passeggeri, e con la loro tragedia. Non sappiamo chi siano queste persone. Erano le ultime cose che questi uomini avevano con sé sul ponte prima che la nave affondasse. Erano le cose che erano più importanti per loro, i loro soldi e queste immagini. Rappresentavano amici o parenti o forse anche loro stessi". Per Evans la foto più preziosa è quella di una giovane donna: "Lei è la Gioconda degli abissi: una bella ragazza di 18 anni, con le spalle nude, gioielli e pizzi. Ha un’anima che una moneta, un pezzo d’oro non ha. Il suo sguardo, il suo sorriso sono messaggi viscerali, che colpiscono al cuore". Molte fotografie sono state pubblicate sulla rivista di Kingsley Wreckwatch: "Questo è il più grande deposito di vecchie fotografie trovato in mare – e finora inedito. Vedere i volti che emergono dallle profondità del tempo e degli abissi è un’esperienza irripetibile".

Il ritardo nella pubblicazione del materiale è dovuto al caso legale legato a Tommy Thompson. Nel 1988 la sua spedizione arrivò per prima a individuare con esattezza il relitto, riportando alla luce 500 monete e lingotti d’oro di grandi dimensioni e annunciando che il 95 per cento del relitto era ancora inesplorato e che, potenzialmente, poteva contenere oltre 400 milioni di dollari in oro, un tesoro che il Washington Post definì il più ricco della storia americana. Poi Thompson scomparve nel nulla, sfuggendo a coloro che avevano investito per finanziare la sua impresa. Rintracciato nel 2015, finì in prigione: disse di soffrire di vuoti di memoria. E dunque non ricordava dove aveva nascosto monete e lingotti.

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