Venerdì 4 Luglio 2025
GAETANO FEMIANI
Magazine

Aurelio De Laurentiis: "I killer del cinema in sala?. Serie tv e intellettualismi"

Il produttore: "L’Italia ha tanta bellezza, ma non sappiamo metterla a sistema . I ministeri non servono a parcheggiare le persone, ma a far funzionare il Paese" .

Aurelio De Laurentiis, 76 anni, ieri al teatro Bellini di Napoli

Aurelio De Laurentiis, 76 anni, ieri al teatro Bellini di Napoli

Un leone della settima arte, un vulcano di idee, un produttore dalla schiettezza disarmante. Aurelio De Laurentiis, 76 anni, è ancora quel visionario che ha trasformato 400 film in sogni, e molte pellicole in leggenda. Con due scudetti cuciti non solo sulla maglia del Napoli, ma nell’anima di una città che lo adora, il patron della Filmauro si presenta agli Stati Generali della Cultura promossi da Regione Campania, Scabec e Sole 24Ore, e regala una masterclass di cinema, politica e glamour.

"I film neorealisti erano belli, piacevano alla critica, riconquistarono la stima dell’Europa per l’Italia, ma le sale erano vuote. La gente era stanca di piangere, di vedere la miseria rappresentata sullo schermo, voleva girare pagina", dice rispondendo a una domanda del giornalista Stefano Biolchini. "E noi, negli anni ’60, con i film di genere diventammo i re del mondo, la seconda potenza dopo gli Usa: autori come Fellini, Leone, Bava, e poi Oscar, critica, botteghino. A quel punto fu usata la politica per tagliarci le gambe".

E qui il produttore si trasforma in narratore epico: "Gli americani ci temevano, e così un ministro italianissimo e un piccolo partito, i socialdemocratici, ci affossarono. Vietato girare in inglese, vietato attori stranieri, bisognava girare nei teatri di posa: costi alle stelle. E il declino iniziò. In più, secondo me, in genereale, è il pubblico il vero committente del cinema. Bisogna cercare di dare opere che accontentino tutti, non soltanto pochi eletti, quindi bandisco il cinema intellettuale, anzi intellettualistico. Che non vuol dire nulla e non porta nulla". Poi, con un sospiro da grande vecchio: "Oggi le piattaforme ci hanno divorato. Serie tv magnifiche, sì, ma il cinema in sala? Una battaglia".

In Italia fino alla metà degli anni Settanta c’erano 700-750 milioni di spettatori all’anno, poi con l’arrivo di Berlusconi, che aprì il gioco delle televisioni private, le presenze in sala scesero a 150 milioni. Oggi siamo poco sopra i 60 milioni. "C’è un cinema pre-Covid e un altro dopo il Covid. Con la diffusione del virus la gente intensificò gli abbonamenti alle piattaforme e anche le major come la Disney, non potendo uscire nelle sale con i suoi prodotti né guadagnare sulla frequentazione dei suoi resort, s’inventò la piattaforma Disney+. E lo stesso fecero Apple e Amazon. C’era tanta domanda e a questo punto la quantità iniziò a prevalere sulla qualità, penso alle serie magnifiche di Hbo. Quindi diventa complicato fare film destinati alle sale quando si sono riaperte".

De Laurentiis rivolge, infine, uno sguardo all’orto di casa nostra per cercare di spiegare, dal suo punto di vista, il perdurare della crisi del cinema italiano. "In Italia mancano i produttori indipendenti, sono ormai tutti “dipendenti“ dalle piattaforme che per finanziare un film se ne impadroniscono e al produttore restano briciole. Cosa bisogna fare per rilanciare il cinema italiano? Noi siamo un Paese che ha tanta bellezza, ma la non sappiamo mettere a sistema. Il Ministero della Cultura ha dovuto sempre parcheggiare delle persone che non si sapeva politicamente dove parcheggiare… l’unico ministro che ho conosciuto e che aveva gli “attributi“ era Dario Franceschini che ha portato immediatamente i 70 milioni destinati al cinema e all’audiovisivo a oltre 600 milioni. Ma se poi il ministero distribuisce male questi fondi, o non li distribuisce affatto, è giusto che uno si arrabbi e faccia polemica".

"Il ministro della Cultura – continua il produttore – non deve avere per forza la mia esperienza, maturata da quando avevo 19 anni, ma deve creare nel suo dicastero una sezione operativa che elimini i ritardi. Faccio un esempio – conclude De Laurentiis – tre anni fa furono stanziati 25 milioni per restaurare le vecchie sale cinematografiche. Non si spesero. L’anno successivo se ne aggiunsero altre 25, rimasero in cassa. Quest’anno altri 25, e siamo arrivati a 75. Allora dico, come il mio mister Conte: amma faticà".