Roma, 4 luglio 2025 – Dopo lo stop di Trump alla fornitura di missili Patriot all’Ucraina, sistema chiave per la difesa del Paese, la Germania si è subito detta pronta ad acquistarli dagli Stati Uniti e inviarli direttamente a Kyiv. Oggi pomeriggio, nell’attesa telefonata con il presidente Usa, Zelensky tenterà di fargli cambiare idea. Ma cosa sono i missili Patriot? E perché sono così importanti?

Cosa sono i Patriot
Il Mim-104 Patriot è il principale sistema di difesa aerea e antimissile dell’esercito statunitense. Inizialmente progettato per contrastare attacchi aerei, nelle sue versioni più recenti è in grado di rilevare, tracciare e intercettare non solo aerei, ma anche missili balistici, da crociera e munizioni avanzate. Lo sviluppo del Patriot è iniziato nei primi anni ’60 con l’obiettivo di sostituire due sistemi precedenti: il Nike Hercules e l’Hawk, all’epoca principali strumenti di difesa aerea dell’esercito Usa. Il Nike Hercules era impiegato principalmente per l’abbattimento di aerei ad alta quota, mentre l'Hawk era destinato a colpire bersagli a bassa quota, grazie alla sua gittata media. Entrambi i sistemi furono fondamentali durante la Guerra Fredda, ma con il passare del tempo hanno mostrato diverse criticità che li hanno resi obsoleti. Per questo, sono stati progressivamente sostituiti da sistemi più moderni e avanzati, come il Patriot.
Dalla sua introduzione, il sistema ha subito una lunga serie di miglioramenti. A metà degli anni ’80, aggiornamenti al software gli permisero per la prima volta di intercettare missili balistici tattici, dando vita alla versione conosciuta come Pac-1. Verso la fine del decennio arrivò un’importante evoluzione con l’introduzione del missile Mim-104C, noto anche come Pac-2, che migliorava l’efficacia contro bersagli più veloci e resistenti. Il passo successivo fu nel 1997, quando l’esercito statunitense adottò il Pac-3 una versione profondamente rinnovata, dotata di radar integrato per il tracciamento e la guida di precisione contro i missili balistici.

Come funzionano i Patriot
Quasi tutti i missili balistici viaggiano a velocità ipersoniche mentre si avvicinano al bersaglio, ma nella maggior parte dei casi seguono traiettorie fisse e prevedibili, perché non manovrano durante la discesa. Ed è proprio questa prevedibilità che consente a sistemi come il Patriot di intercettarli con successo. Grazie a radar sofisticati e a un software di tracciamento in tempo reale, il Patriot riesce a calcolare con grande precisione il punto in cui il missile nemico colpirà. A quel punto, lancia un intercettore che lo raggiunge in volo e lo distrugge con un impatto diretto, in una manovra chiamata 'hit-to-kill'. Il margine d’azione è strettissimo: si tratta di pochi secondi per reagire e colpire con estrema precisione un oggetto in rapido movimento, spesso invisibile a occhio nudo. Il radar di cui è dotato il sistema è in grado di rilevare un missile nemico anche a oltre 80 chilometri di distanza, dove il missile in arrivo non sarebbe visibile né udibile da terra.
Ogni batteria Patriot è una vera e propria postazione mobile da guerra: può essere composta da sei a otto lanciatori, ciascuno montato su camion M983 e armato con quattro fino a sedici missili, a seconda del tipo. A supporto ci sono un radar, una stazione di controllo chiamata ECS (Engagement Control Station), generatori e altri mezzi logistici. Per essere pienamente operativa, una batteria Patriot ha bisogno di circa 90 soldati specializzati.

I Patriot sono davvero così efficaci?
Durante la Guerra del Golfo del 1991, il sistema missilistico Patriot fu celebrato come uno dei protagonisti della difesa contro i missili Scud lanciati dall’Iraq. Le autorità militari statunitensi parlarono inizialmente di un successo schiacciante: l’80% dei missili intercettati in Arabia Saudita e il 50% in Israele. Stime poi riviste al ribasso, rispettivamente al 70% e 40%. Ma già poco dopo il conflitto, analisti e ricercatori cominciarono a sollevare seri dubbi sulle reali prestazioni del Patriot. Due inchieste condotte nel 1992, una dal Congresso degli Stati Uniti, l’altra dal General Accounting Office (GAO), ridimensionarono drasticamente il presunto successo. Secondo il GAO, solo il 9% degli scontri tra Patriot e Scud sarebbe supportato da prove solide che dimostrino la distruzione effettiva delle testate nemiche. Gli esperti sottolinearono che le spettacolari immagini televisive del Patriot in azione erano spesso fuorvianti: in molti casi, i missili americani riuscivano soltanto a deviare gli Scud o a danneggiarli parzialmente, senza distruggerli. In alcuni episodi, soprattutto in Israele, il numero di danni e vittime aumentò dopo il dispiegamento del sistema, alimentando ulteriori polemiche. Quindi, nonostante la difesa accorata dell'esercito e del produttore Raytheon del sistema, le indagini indipendenti e gli studi accademici hanno contribuito a ridimensionare l’immagine di 'scudo infallibile' costruita attorno a questi missili apparentemente imbattibili. Negli ultimi decenni il sistema Patriot ha conosciuto un'evoluzione continua, le cui capacità sono state affinate fino a raggiungere, secondo fonti ufficiali, un tasso di successo del 95% durante le esercitazioni. Una performance che però, in condizioni reali di combattimento, risulta meno lineare. Sul campo, infatti, l’efficacia del sistema varia sensibilmente: secondo i contesti, il tasso di intercettazione oscilla tra il 50% e l’80%. Un'analisi del Csis, Center for Strategic and International Studies (Qui il paper, pag. 9) ha evidenziato come, durante i numerosi attacchi missilistici lanciati dai ribelli Houthi contro Riyadh nel conflitto yemenita, le autorità saudite abbiano riportato 135 intercettazioni su circa 200 lanci, con una percentuale di successo stimata intorno al 68%. Dati non sempre verificabili, ma indicativi delle reali complessità operative.