Giovedì 2 Maggio 2024

Così un batterio potrebbe salvare le api dall'estinzione

L'ingegneria genetica arriva in soccorso delle api, con l'obiettivo di contrastare le infezioni causate dall'acaro Varroa e il conseguente spopolamento degli alveari

Un batterio ingegnerizzato in laboratorio per difendere le api

Un batterio ingegnerizzato in laboratorio per difendere le api

In uno studio pubblicato sulla rivista Science viene descritto un batterio ingegnerizzato in laboratorio che potrebbe salvare le api dall'estinzione. Il microrganismo geneticamente modificato è opera di un'equipe della University of Texas at Austin, che da tempo sta cercando di combattere quella che viene tecnicamente definita "sindrome dello spopolamento degli alveari".

Sindrome dello spopolamento: perché?

Lo spopolamento delle colonie di Apis mellifera, la specie di ape più diffusa al mondo e più usata in apicoltura, è un fenomeno al centro del dibattito scientifico da ormai più un decennio. Le ragioni di questo declino restano in parte da decifrare, anche se gli indizi raccolti negli anni hanno permesso di identificare alcuni fattori chiave, tra cui gli stress climatici, l'uso dei pesticidi a base di neonicotinoidi e le infezioni causate da un acaro chiamato Varroa destructor. Il gruppo texano ha concentrato specificamente i propri sforzi sul Varroa, che attacca gli impollinatori succhiandone il sangue. Oltre a indebolire l'insetto, l'acaro è anche il vettore di numerosi agenti virali, tra cui un virus dell'ala deforme (DWV, da deformed wing virus) che provoca malformazioni mortali.

Un alleato per difendersi dai nemici

Utilizzando una speciale tecnica, i ricercatori hanno modificato il patrimonio genetico di un batterio comunemente presente nell'intestino delle api, rendendolo capace di rispondere all'invasione degli agenti patogeni. Il ceppo è stato poi inoculato in alcune giovani api (età: una settimana), nelle quali la probabilità di sopravvivenza è aumentata quasi del 40% rispetto a un gruppo controllo non trattato. In un secondo esperimento, i batteri sono stati modificati in modo mirato per innescare una risposta immunitaria letale nei confronti del Varroa destructor. Anche in questo caso i test hanno dato riscontro positivo, evidenziando un aumento dei decessi tra gli acari pari al 70%. Il primo autore Sean Leonard ha specificato che nessuno era riuscito fino ad ora a "migliorare la salute delle api ingegnerizzando geneticamente il loro microbioma". Ci vorranno ulteriori verifiche per certificare se questa soluzione sia la migliore per contrastare lo spopolamento degli alveari. Le premesse sembrano comunque incoraggianti per due motivi: i batteri sono progettabili in modo relativamente semplice e presentano un alto grado di sicurezza per l'ambiente, in quanto non infettano altri organismi.
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