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Un nettare e un territorio: il Grand Tour

di PAOLO PELLEGRINI -
26 settembre 2021
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Trentino cuore dell’Europa? Non è un’esagerazione, non è sciovinismo campanilistico. E la prova viene dalla geografia e di conseguenza dalla storia: perché se si prende una mappa e si punta una bandierina, si osserva subito che la valle dell’Adige e la Vallagarina con il contorno delle meravigliose montagne sono un baricentro tra nord e sud, e una vera porta di ingresso. E la storia non può che confermarlo, quindi: la verde Vallagarina, a sud della città di Trento, fu per decenni la cerniera tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo. E la Corte imperiale di Vienna, poiché il Tirolo e il Trentino ne erano parte. Nulla di strano, insomma, nel pensare che questa terra fosse una meta europea imperdibile: se ne erano accorti nel XVII secolo i nobili viaggiatori del Grand Tour. Nel loro viaggio da nord alla volta del Mediterraneo sostavano volentieri nei bei borghi di Rovereto, Calliano, Villa Lagarina, Isera, Ala, Avio, considerati la porta all’Italia. E qui la storia prende un’altra piega. I territori italiani meta di viaggio vengono sempre associati a un vino di riferimento: in Vallagarina regna incontrastato il Marzemino gentile, protagonista per l’appunto dei racconti dei viaggiatori del Settecento. E diventato famosissimo dopo che persino Lorenzo Da Ponte, librettista autore della notissima “trilogia” di Mozart, nel comporre i versi del “Don Giovanni” lo inserisce nella celebre opera: “Versa il vino! eccellente Marzemino!”, fa cantare al protagonista. Del resto, anche Mozart doveva conoscere il Marzemino. Benché giovanissimo, per tre volte nei suoi viaggi in Italia si era fermato in Trentino: tra il 1769 e il ’71 a Egna e Rovereto; ancora nel 1771, a Rovereto e Ala; infine nel ’71-73 a Trento, poi di nuovo a Rovereto e Ala. E a sedici-diciassette anni un bicchiere di vino doveva pur essere concesso. E nel palazzo dei conti Lodron doveva scorrere a fiumi… Un vino eccellente e leggiadro, come il Marzemino. Che oggi è un rosso moderno, intensamente colorato, profumato di viola mammola e spezie, mai troppo alcolico, elegante e socievole. Eppure questo vino trentino che fece innamorare i viaggiatori nordici vanta origini esotiche. Lo studio approfondito della genetica di quest’uva la fa risalire alle fertili pianure del Caucaso, dalle quali si è spostata nei secoli in Grecia, nelle isole di Cipro, Lefkada e Cefalonia, per poi approdare definitivamente nelle campagne della Vallagarina, grazie ai veneziani che qui la portarono. Forse nel Millequattrocento, ma c’è chi asserisce che si bevesse già alla tavola degli imperatori romani.  

A spasso tra i vigneti

Da nord a sud come nel Grand Tour si inizia facendo tappa nell’azienda della famiglia Grigoletti a Nomi per visitare il curato vigneto e la cantina che accoglie al meglio i visitatori. www.grigoletti.com Da non perdere la zona viticola dei Ziresi sulla sponda sinistra della valle: a Volano ecco un’altra famiglia, i Raffaelli di Maso Salengo, vignaioli sino dai primi del ‘900. (www.maso-salengo.business.site)

 

Nella culla del Marzemino

Nel comune di Isera, culla del Marzemino, si sosta alla Casa del Vino della Vallagarina, nel settecentesco Palazzo de Probizer. Nell’enoteca si trovano tutti i Marzemini della zona; si soggiorna nel suggestivo B&B e si gustano i piatti della celebre cucina. www.casadelvino.info. Isera è anche il paese della rinomata Cantina d’Isera, la cooperativa portabandiera del Marzemino. (www.cantinaisera.it)  

Una visita nella cantina ecologica

Da non mancare la visita alla cantina cooperativa Mori Colli Zugna nell’omonimo comune: i suoi 600 soci viticoltori lavorano le uve provenienti da vigneti che partono dalla Valle dell’Adige e si spingono alle pendici del Monte Baldo. E si assaggiano le varie espressioni di questi vini nella particolarissima cantina ipogea costruita nel 2011 e raro esempio di architettura sostenibile. (www.cantinamoricollizugna.it)  

TeRoldeGo Evolution: sfida giovane

Sono tutti giovani con uno stupendo percorso formativo alle spalle: laureati in viticoltura ed enologia, in economia, in scienze della comunicazione, in giurisprudenza, quelli che hanno deciso di unire le loro forze per un progetto che mira a far conoscere e apprezzare il loro amato Teroldego. In breve tempo dai loro sforzi è nata “TeRoldeGo Evolution”, associazione composta da 9 giovani produttori di Teroldego Rotaliano dalla voglia di guardare al futuro attraverso una rivoluzione “gentile”, per dare nuova linfa ad un prodotto dalle potenzialità enormi. Le nove cantine sono “De Vescovi Ulzbach” di Mezzocorona, “De Vigili” di Mezzolombardo, “Donati” di Mezzocorona, “Dorigati” di Mezzocorona, “Endrizzi” di San Michele/Faedo, “Foradori” di Mezzolombardo, “Gaierhof” di Rovere della Luna, “Martinelli” di Mezzocorona e “Zeni” di Grumo.