Mercoledì 24 Aprile 2024

Terre di Pisa, clima mite e tradizione

L’influsso della costa tirrenica favorisce un equilibrato sviluppo e un’ottima fioritura della vite. E le prime attestazione della fama dei vini qui prodotti risale al 1883

Doc Terre di Pisa è una Denominazione molto recente, pur avendo il territorio una storia enologica di lunga data. Il motivo principale della sua istituzione, va ricercato nel desiderio dei produttori di un vasto areale, che dal mare va verso le colline, di sottrarsi dalla omologazione della DOCG Chianti e di rilanciare l’immagine del loro  vino sotto l’indicazione prestigiosa della città di  Pisa. Le prime attestazioni della fama dei suoi vini risalgono al 1883  come dimostrano le esportazioni  di vino da parte di aziende prestigiose quali ad esempio la Barone Ricasoli. Qualche anno dopo viene organizzata la prima fiera campionaria a Pisa di vini ed oli pisani, forse la più antica del genere in Italia. A dimostrazione di  quanto già fosse sviluppata l’attività enologica in provincia di Pisa, Sirio Martini, nel libro “I Pregiudizi nella coltivazione della vite in Toscana” del 1897, scrive: “(...) una delle cause principali dell’inferiorità dei nostri vini è quella di non saper troppo bene adattare il vitigno alle varie condizioni. Anche il mercato ha le sue esigenze e deve sempre riconoscersi come il grande regolatore della produzione”. Con la ricostruzione post fillosserica nel 1935, nei vivai del Consorzio Provinciale per la viticoltura di Pisa, si attuano iniziative, come le definisce la stampa di allora “per cultura della vite in campo educativo, morale e commerciale, attraverso corsi per educare maestranze specializzate nelle pratiche vinicole, specialmente nell’innesto; studio dei vitigni americani che meglio si adattano ai vari terreni della Provincia”. La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” rosso risale al 2011 ma importanti modifiche sono state apportate nel 2014. Essa è  riservata al vino ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi, nell’ambito aziendale dai vitigni Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah da soli o congiuntamente, (minimo 70%). I vini a Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” non possono essere immessi al consumo se non dopo un periodo di invecchiamento di almeno 16 mesi a partire dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve, di cui almeno 12 mesi in recipienti di legno o altro materiale e 4 mesi di affinamento in bottiglia.  È una formulazione varietale  molto moderna che consente al produttore di adattare il contributo organolettico dei vari vitigni alle condizioni del suo terroir. La Denominazione di Origine Controllata “Terre di Pisa” Sangiovese è riservata invece al vino ottenuto dalle uve di Sangiovese, (minimo 95 %)  provenienti dai vigneti aziendali. L’area interessata dalla DOC comprende  i territori vitivinicoli dei comuni di Capannoli, Casciana Terme, Chianni, Crespina, Fauglia, Lajatico, Lari, Lorenzana, Montopoli V.A., Orciano Pisano, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, San Miniato, Santa Luce e Terricciola le cui condizioni climatiche mitigate dall’influsso della costa tirrenica soprattutto nei comuni più occidentali favoriscono, con la loro mitezza, un equilibrato sviluppo vegetativo e un’ottima fioritura e allegagione della vite. Le temperature oscillano infatti intorno ai 15 gradi, con una media nel periodo invernale di + 6 °, e nel periodo estivo di + 24°: La piovosità media totale annua non supera i 780 mm, con precipitazioni concentrate nei mesi autunno/invernali (circa il 60% delle piogge) ed il restante in primavera/estate (circa il 30% in primavera ed il 10% in estate). Morfologicamente la zona è caratterizzata da rilievi collinari dolci di non elevata altitudine, con punte massime di altezza di 400 metri slm. con una media prevalente dell’altitudine di 250 metri slm. Dal punto di vista geologico la zona mostra caratteri molto eterogenei, con prevalenza di formazioni calcaree ed argillo/scistose. I suoli sono in prevalenza a tessitura franco-argillosa e franco-limosa, derivati dalle formazioni calcaree e la loro profondità è generalmente media. Si riscontrano anche terreni originatisi da sabbie e argille del Pliocene-Pleistocene, soprattutto verso il mare.

 

I vitigni a confronto

 

Cabernet

Nel 1785 Secondat Montesquieu,figlio del famoso scrittore politico francese, definisce il Cabernet sauvignon “il vitigno perfetto”, in quanto riusciva nella difficile sintesi di rusticità, cioè di produrre con regolarità in ambienti molto diversi, e di  eccellenza, per le  caratteristiche qualitative dell’uva. I primi trattati di agricoltura pubblicati alla fine del Settecento datano ai cosiddetti “agricoltori illuminati”, in Toscana, inizia, sebbene molto timidamente, la coltivazione delle “uve francesi” per produrre i vini “claretti alla francese”, ad imitazione dei claret bordolesi che tanto successo avevano sul mercato inglese. Molto spesso però il vitigno era usato come miglioratore di varietà locali.

Merlot

Il Merlot è un vitigno a bacca rossa originario della Francia, in particolare della zona di Bordeaux, la cui coltivazione si è successivamente espansa in tutta Italia dalla fine dell’Ottocento. Il suo nome, richiama quello del merlo, per il colore nero del suo piumaggio o come evocano alcuni sinonimi in patois, Merlau o Merlaud, di  piccolo merlo.Recentemente sono stati individuati i suoi genitori nel Cabernet Franc e nella Madeleine de Charente. Il Merlot è un vitigno che si adatta a tutte le tipologie di suolo, ma predilige in particolare i terreni collinari freschi con buona umidità durante l’estate. Inoltre predilige le aree ben arieggiate, ma non eccessivamente esposte.

Syrah

Le prime testimonianze dello Syrah in Italia risalgono al 1828 e si riferiscono alla sua presenza in alcune collezioni ampelografiche dell’Italia settentrionale. Le prime indicazioni sul comportamento agronomico e sulle attitudini qualitative del vitigno vengono fornite dal Mondini nel 1903, dalle quali si evidenzia una certa tolleranza alla peronospora, il germogliamento tardivo, la sensibilità alla clorosi ferrica ed alla siccità. Elevate erano le esigenze in temperatura ed in luminosità e la produzione di uva era spesso insoddisfacente per l’elevata incidenza delle virosi. Non veniva mai coltivata in purezza ma assieme alle vecchie varietà locali alle quali apportava colore, morbidezza ed aroma.

Sangiovese

Le origini e la provenienza del Sangiovese sono incerte e le prime informazioni che lo riguardano risalgono solo al 1597, quando Giovan Vittorio Soderini nel suo trattato “La coltivazione delle viti” ne parla in questi termini: “Il Sangiocheto o Sangioveto è un vitigno rimarchevole per la sua produttività regolare”. La Toscana e la Romagna si contendono il primato delle origini. In generale si parla di Sangiovese, ma in realtà questo termine definisce un gran numero di varianti fenotipiche formatesi nel corso dei secoli  nei diversi territori. In Toscana ad esempio se ne distinguono alcune tipologie, tutte riconducibili a un unico profilo genetico, quali Sangiovese Grosso, Prugnolo Gentile e Sangiovese Piccolo.

 

Un consiglio: Con il fagiolo di San Matteo che è tipico del territorio si prepara la zuppa pisana