Giovedì 25 Aprile 2024

Dalle colline lombarde si guarda lontano

A vederla su una mappa ricorda la forma di un grappolo d’uva. Lo spettacolo è ovunque, tra declivi dove si produce un vino che Gianni Brera definiva “da primato”

Il suggestivo Oltrepò Pavese

Il suggestivo Oltrepò Pavese

Il primo approccio si materializza lungo la strada che sale sulla collina di Torrazza Coste, dominata dalla bella sede del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e vestita da vigne che sembrano pettinate da qualche gigante buono. Prologo beneaugurante per un territorio deciso a riprendersi scena e ruolo nel panorama enologico italiano, dopo le vicissitudini degli ultimi anni. C’è un presidente, Luigi Gatti, deciso a coniugare passione e competenza tra la gente che vive di uve, cantine e affinamento in questa contrada appenninica della Lombardia. C’è il neo-direttore ed enologo, Carlo Veronese, appena arrivato dalla virtuosa esperienza in Lugana, l’uomo giusto, nel posto e nel momento giusti per realizzare quello che a Torrazza Coste chiamano “nuovo Rinascimento”.

E allora il viaggio può davvero cominciare in questa splendida regione oltre padana che, a vederla su una mappa, ricorda la forma di un grappolo e che l’autunno sta colorando di chiazze dalle tonalità ocra e giallognole. E poco importa se le strade sono scarabocchi con pochi rettilinei e la velocità di crociera è limitata: lo spettacolo è ovunque, tra colline dove si produce un vino che il grande Gianni Brera definiva “da primato”. A un niente, c’è l’azienda agricola Torrevilla che mette in connessione 600 viticoltori. Poco lontano da Casteggio ci sono le vigne “Prime Alture” ingentilite con un elegante resort. E a Calvignano, la sosta nella Tenuta Travaglino diventa un ottimo viatico per comprendere il buono e il bello dell’Oltrepò, terra eletta del Pinot Nero vinificato in rosso o nel Metodo Classico; della Bonarda, “seconda linea” dell’enologia locale ma di assoluta qualità a dispetto del suo costo troppo arrendevole; e del Riesling, vinificato in versione secca ma anche leggermente frizzante.

La segnaletica turistica non è ottimale. Tant’è. Perdersi può essere un vantaggio. Si finisce per percorrere tracciati scenografici e ascoltare belle storie sul vino da Daniele Zangelmi, enologo della Tenuta Isimbarda di Santa Giuletta; per allungare il passo fino alla Vistarino di Rocca de’ Giorgi, non fosse altro che per rendere omaggio al casato che per primo, nella seconda metà dell’Ottocento, aveva avviato la coltivazione del Pinot Nero proveniente dalla Borgogna. E l’on the road vive il suo momento topico davanti al marchio La Versa, brand ispirato alla valle omonima e ad una storia della spumantistica italiana di cui è stato, per decenni, l’icona. Un mito in fase di rilancio grazie alla recentissima cuvée top di gamma ”Testarossa” e al progetto ambizioso del gruppo Terre d’Oltrepò di Broni, la grande cantina cooperativistica (700 soci e quasi 4 milioni di bottiglie prodotte) guidata dal presidente Andrea Giorgi e dal direttore Massimo Sala: riposizionare il territorio Oltrepadano sul podio della viticoltura di alta qualità. A Colombarone di Canneto Pavese, le camere de “La Vecchia Cantina” hanno l’affaccio sulla fascia collinare dove è nata la bella avventura del Club del Buttafuoco Storico. Lo sguardo arriva alla pianura Padana, alle Alpi e al profilo di Milano. Visione metaforica prestata all’Oltrepò: il posto ideale per “guardare lontano”