Mercoledì 24 Aprile 2024

Krakatoa, vulcano maledetto. Nel 1883 l'esplosione più forte della storia

Indonesia, uccise 36mila persone. Il boato si sentì anche in Australia. Pochi anni dopo, sulla vecchia caldara, si è formato il gigante che ieri ha devastato l’Indonesia

L'eruzione di Anak Krakatau del 23 dicembre (Ansa)

L'eruzione di Anak Krakatau del 23 dicembre (Ansa)

Roma, 24 dicembre 2018 - Era il 27 agosto dell’anno 1883. A Perth, in Australia occidentale, a oltre 3 mila chilometri di distanza dall’Indonesia, testimoni sentirono «una serie di forti esplosioni, simili a quelli dell’artiglieria, in direzione nord-ovest». Nell’isola di Rodriguez, nell’oceano Indiano, a ben 4.653 chilometri dall’isola di Giava, anche la guarnigione francese registrò «una serie di esplosioni provenienti da est, come il lontano ruggito di cannoni».  Non erano cannoni, era il ruggito del Krakatoa, un vulcano con una storia esplosiva – devastanti le eruzioni del 416 e 535 dopo Cristo – che sorge tra Giava e Sumatra, in Indonesia. All’epoca aveva tre coni attivi – Rakata, Danan e Perbouwatan – gli ultimi due dei quali furono completamente distrutti e il terzo parzialmente. Quattro enormi esplosioni di intensità pari a 200 megatoni (13 mila volte l’atomica di Hiroshima) hanno letteralmente sbriciolato 45 chilometri cubi di rocce, il 70% dell’isola, e lasciato nella caldera del vulcano una voragine profonda 800 metri.

Tsunami in Indonesia: almeno 280 morti. Onde alte 20 metri, incubo Krakatoa   Le quattro esplosioni produssero il rumore più forte mai udito in epoca storica – 310 decibel localmente, 172 decibel a 150 chilometri di distanza – e crearono roventi colate piroclastiche e uno tsunami con onde alte 30-40 metri che viaggiavano a 300 chilometri all’ora: l’onda di marea, ridotta ad alcuni centimetri, fu registrata anche a Londra e a San Francisco. Centosessantacinque villaggi e insediamenti costieri vennero spazzati via e completamente distrutti. In tutto, l’amministrazione coloniale olandese calcolò il numero di morti a 36.417, mentre secondo altre stime furono più di 120.000. L’esplosione oscurò completamente il cielo nel raggio di 450 chilometri e ceneri caddero fino a 6mila chilometri di distanza. Per effetto dell’immissione di enormi quantità di particolato in atmosfera la temperatura dell’emisfero settentrionale scese fino a 1.2 gradi e l’effetto si protrasse per 5 anni. Un effetto simile al cosiddetto ‘inverno nucleare’ temuto in caso di guerra atomica globale.

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  A partire dal 1927 al centro della caldera del Krakatoa, larga 7 chilometri, delimitata da tre isole e sovrastata dal picco di quel che resta del cono del Rakata alto 830 metri, è sorto un nuovo edificio vulcanico, stabile dal 1930, chiamato Anak Krakatau – il figlio del Krakatoa – che in ricorrenti crisi esplosive è cresciuto di 7/8 centimetri la settimana con ricorrenti crisi eruttive (le più importanti nel 1931-34, 1938-40, 1946-47, 1958-63, 1972-73, 1992-93, 1994-95 2007-2008, 2009-2011, 2012, 2017) fino a raggiungere gli attuali 348 metri di altezza. Occasionalmente vulcanologi e turisti si sono avventurati sulle pendici del nuovo vulcano – uno dei 127 attivi in Indonesia – ma sempre a loro rischio e pericolo. Perché come già il padre, l’Anak Krakatau uccide.