Martedì 20 Maggio 2025
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Vance Dialogo in Vaticano

Vede Parolin, ma non il Pontefice "Focus su migranti e conflitti" .

Vede Parolin, ma non il Pontefice "Focus su migranti e conflitti" .

Vede Parolin, ma non il Pontefice "Focus su migranti e conflitti" .

Il Vaticano apre le porte al vice presidente degli Stati Uniti. Guerra e rifugiati i temi del confronto svoltosi nella mattinata di ieri in un clima cordiale che prova a stemperare le tensioni dei mesi scorsi sulle politiche migratorie. JD Vance, però, si deve accontentare di un faccia a faccia con il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Nulla da fare per il colloquio con il Papa che, durante la sua convalescenza, riceve i reali britannici, di confessione anglicana, ma dribbla il cattolicissimo braccio destro di Donald Trump, nonostante proprio d’Oltretevere fino all’ultimo si sia lasciato intravedere più di uno spiraglio su un possibile incontro fra i due.

Bergoglio qualche minuto lo ha speso nella basilica di San Pietro con dei pellegrini di Pittsburgh nel pomeriggio. E, se tutto ciò non suona come un gran rifiuto per Vance, poco ci manca, con buona pace anche del protocollo che ricorda come Carlo III sia a capo della Chiesa anglicana, mentre l’ex evangelico, convertitosi nel 2019 al cattolicesimo dopo la lettura de La città di Dio di Sant’Agostino, è il vicario del tycoon, non il Commander in Chief. Normale quindi che a incontrarlo sia stato il vice del Papa, Parolin. Vero, verissimo, ma il fatto che fra Francesco e l’amministrazione repubblicana non ci sia un gran feeling, a partire dal tema migranti, ha un suo peso. Ed è più di una sensazione. Anche perché l’udienza di Vance in Vaticano è stata una visita di Stato a tutti gli effetti. La delegazione Usa ha fatto il suo ingresso nel Palazzo apostolico attraverso l’Arco delle Campane, proprio come accade nei bilaterali.

Situazione internazionale e soprattutto dramma dei migranti, dei rifugiati e dei prigionieri sono stati al centro del colloquio fra Parolin e Vance. La scaletta non poteva essere diversa. E non solo alla luce della decisione della Corte suprema Usa di sospendere l’espulsione, da parte dell’amministrazione Trump, di presunti membri di gang venezuelane detenuti in condizioni pesantissime in Texas. A febbraio il braccio di ferro fra il Papa e il tycoon è stato acceso sullo sfondo del giro di vite impresso da Washington proprio sugli immigrati irregolari. Allora Vance, che per descrivere la sua conversione al cattolicescimo confidò di essersi voluto unire alla "resistenza", alludendo così alla Chiesa della resistenza coniata dall’anti-Papa, Carlo Maria Viganò, poi scomunicato da Francesco, difese le misure attingendo alla teologia. Citò il principio dell’ordo amoris, sostenendo che amore e compassione dovrebbero anzitutto essere riservati alla propria famiglia e alla comunità nazionale prima che agli stranieri. Troppo per il todos, todos di Bergoglio che, prima di ammalarsi di polmonite bilaterale, ripagò l’ex hillbilly, sconfessandolo pubblicamente in un’inedita lettera ai vescovi americani sull’urgenza di un approccio solidale e fraterno verso i migranti.

Per la verità le ruggini fra il Papa e la galassia trumpiana risalgono alla prima presidenza del tycoon. Allora a dividerli furono l’accordo fra il Vaticano e la Cina, oltre alla narrazione di un ’Francesco comunista’, quantomeno tollerata, se non incoraggiata, dalla Casa Bianca. Non che le relazioni fra il Pontefice e il presidente dem, Joe Biden, causa aborto e gender, siano state rose e fiori, ma in quel caso a fare la differenza fu la sostanziale convergenza di vedute sulle politiche migratorie.

Tema centrale nell’agenda di Bergoglio che non ha dimenticato evidentemente Vance. Risultato, dopo il colloquio fra quest’ultimo e Parolin, la Sala stampa vaticana nel definirlo cordiale, ha espresso "compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Usa". Un successo per il distensivo capo della diplomazia vaticana, ripreso sorridente a fianco di Vance in uno scatto a cui fa da contraltare il volto imbronciato di Francesco con Trump nel 2017. Inevitabilmente.