
È deceduta a Natale dentro una tenda. Dal 2023 sono 14.500 le vittime. Il Papa: "Basta piccoli mitragliati". La comunità ebraica italiana: parole distorte.
Nella notte in cui a Betlemme Dio si fece bambino, perché l’uomo ne scoprisse la tenerezza più che il giudizio, a Gaza la Morte congela la vita appena sbocciata della piccola Sila. Dalla speranza alla tragedia, dalla storia alla cronaca, tutta racchiusa in un nome che evoca le vette della Calabria centrale, fredde come il gelo impietoso che a Natale si è portato via uno scricciolo di appena tre settimane.
Avvolta in una coperta nella sua tenda di al-Mawasi, fuori da Khan Yunis, nel sud della Striscia, Sila, figlia di una famiglia di rifugiati palestinesi in fuga dall’offensiva d’Israele, ha provato ad aggrapparsi alla vita. Nel buio sferzato da raffiche di vento a 9 gradi sotto zero, il terreno indurito dal ghiaccio, la piccola si è svegliata tre volte. Ha pianto, i suoi genitori hanno provato a scaldarla, lei ha imbevuto di lacrime il suo grido di disperazione come Giona davanti al Signore. Fino all’ultimo, fino alla resa. Mamma e papà al mattino l’hanno trovata priva di sensi. "Era come un pezzo di legno", ha raccontato il padre Mahmoud al-Faseeh, che ha spiegato come la tenda non fosse sigillata. La neonata è stata subito portata in un vicino ospedale da campo. Qui i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso per ipotermia. Anche loro si sono arresi, ancora una volta, la terza in pochi giorni: prima di Sila altri tre piccoli sono morti di freddo in sole 72 ore.
Quando non sono i raid israeliani a uccidere, sono i blocchi ai rifornimenti umanitari e il gelo a falciare i più indifesi. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha contato 14.500 bambini uccisi dall’inizio della guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza dopo la mattanza di Hamas del 7 ottobre 2023. In un post su X, l’Unrwa, a cui il Parlamento israeliano ha vietato di operare in Israele e nella Gerusalemme Est occupata, ha scritto che "ogni ora viene ucciso un bambino". E quelli che sopravvivono "sono segnati fisicamente ed emotivamente".
I raid infuriano, i viveri scarseggiano, le malattie dilagano e l’inverno è solo agli inizi. Il tempo stringe. Non per Tel Aviv e Hamas, che continuano ad accusarsi a vicenda su chi stia complicando gli sforzi per un cessate il fuoco a cui si crede ormai a fatica.
Servirebbe un po’ di speranza, quella invocata dal Papa per il Giubileo 2025. Francesco aveva chiesto un cessate il fuoco per Natale. Non l’hanno ascoltato. Dopo aver aperto la Porta santa in San Pietro, la sera della vigilia, nel corso dell’omelia della messa, è tornato così a denunciare la situazione dei "bambini mitragliati" sulla falsariga di quanto osservato all’Angelus di domenica. Termini e concetti ripetuti, che non sono piaciuti all’Unione delle comunità ebraiche italiane. "Ripetere parole distorte genera oscurantismo", ha dichiarato ieri la presidente Noemi Di Segni, non nuova a critiche al Papa. Poche ore prima, a Gaza, un freddo carico di guerra aveva bestemmiato la memoria della Natività.