
Varsavia, 3 aprile 2023 – Finisce sotto attacco la memoria di Giovanni Paolo II. A diciotto anni dalla scomparsa del Papa polacco, proclamato santo a tempo di record nel 2014, nello stesso paese d’origine di Wojtyla montano le polemiche su una sua presunta copertura di casi di pedofilia ai tempi in cui era arcivescovo di Cracovia, tra il 1964 e il 1978. Davanti alla cattedrale di Lodz è stato in parte imbrattatto, con vernice rossa e gialla, il monumento celebrativo. Sul piedistallo è comparsa la scritta in bianco ‘Maxima Culpa’ a riecheggiare il titolo di un libro scandalo uscito a marzo in Polonia, a firma del corrispondente olandese Ekke Overbeek.
Nel volume l’autore, attingendo tra l’altro a documenti degli archivi dell’Istituto della memoria nazionale prodotti dai servizi segreti comunisti, mette alla berlina la gestione degli abusi dell’allora cardinale indomito avversario del marxismo: Wojtyla avrebbe sì agito secondo le norme del diritto canonico del tempo, ma preoccupandosi bene di non far arrivare la notizia delle violenze alle orecchie della dittatura.
E soprattutto non avrebbe offerto la minima assistenza alle vittime. In reazione alle accuse post mortem, migliaia di fedeli hanno animato marce e veglie di preghiera. Le più partecipate si sono tenute a Varsavia, Cracovia e Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II. Il governo nazionalista e l’episcopato locale fanno quadrato attorno alla memoria del Papa in un Paese nel quale il libro ha trovato ampio spazio sui canali tv. Segno che, come riscontrò a partire dagli anni ’90 lo stesso Wojtyla durante gli ultimi dei nove viaggi da Pontefice nella madre patria abbagliata dal consumismo, la Polonia non è più una roccaforte del cattolicesimo. Così, se in Vaticano se ne celebra l’eredità spirituale, anche ad est crescono i sospetti sui rapidi tempi della canonizzazione. Quasi sia stata una sorta di blindatura della memoria di un papato durante il quale deflagrò nella Chiesa lo scandalo pedofilia.