Venerdì 26 Aprile 2024

Qatar, la vicepresidente Ue si faceva aiutare dal papà. Fermato con euro e dollari

Gli investigatori stanno passando al setaccio i cellulari degli indagati e degli arrestati. Nuove perquisizioni a due eurodeputati S&D e altri tre assistenti parlamentari

Roma. 11 dicembre 2022 - "Il direttore d’orchestra". Informalmente alla Procura Federale di Bruxelles, l’ex europarlamentare Pd e poi Articolo 1 8che l’ha sospeso) Antonio Panzeri, 67 anni, viene definito così. Il dominus della presunta associazione a delinquere che a Bruxelles curava spregiudicatamente gli interessi del Qatar e – si scopre oggi – del Marocco nelle istituzioni europee. Secondo l’accusa Panzeri e soci utilizzavano il soft power dei dollari messi a disposizione da Doha, e probabilmente anche da Rabat, per comprarsi, letteralmente, la benevolenza degli eurodeputati. Così si spiegherebbero diverse conversioni sulla via di Doha di alcuni eurodeputati. Il giudice istruttore belga Michel Claise ha lavorato 4 mesi all’indagine nella quale sono ipotizzati, "a partire dal gennaio 2021" i reati di "associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio".

Eva Kaili, 44 anni, assieme al compagno Francesco Giorgi
Eva Kaili, 44 anni, assieme al compagno Francesco Giorgi

Il "direttore d’orchestra", tre mandati di eurodeputato alle spalle, viene descritto dalla procura come abile e spregiudicato. "La moglie di Panzeri (anche lei arrestata come la figlia) – dice la procura nel mandato d’arresto – ha usato la parola ‘combines’ (intrallazzo in francese) per riferirsi ai viaggi del marito. La parola francese ‘combines’ è peggiorativa e suggerisce che il marito utilizza mezzi ingegnosi e spesso sleali per raggiungere i suoi obiettivi". Sostanzialmente pacchi di dollari in contati e molta faccia tosta.

Già, i pacchi di dollari. Secondo la procura ne sono stati trovati ben 600mila nella casa bruxellese di Panzeri. Ma altri ne sono venuti fuori venerdì notte nell’abitazione della vicepresidente del Parlamento europeo la deputata del Pasok greco (che l’ha espulsa a stretto giro) Eva Kaili. Gli investigatori l’avevano nel mirino – era indagata – e uno degli arrestati, presumibilmente l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, suo compagno nella vita e già assistente di Panzeri al gruppo S&D (dove ora lavora per il Pd Cozzolino, estraneo all’inchiesta), l’ha avvertita. Il padre della Kaili è quindi uscito in fretta e furia dalla casa portando con sé una valigia, ma fuori lo attendevano gli agenti: la valigia era piena di soldi. Lo hanno fermato e hanno quindi perquisito la casa dalla quale era uscito: l’abitazione della figlia. Risultato: sono state trovate altre borsone piene di dollari ed euro. Vista la flagranza di reato, è stata fermata anche lei.

La sensazione degli investigatori – e il timore del gruppo S& D – è che il bello, cioè il brutto per gli amici di Panzeri e del Qatar, debba ancora venire. Si stanno esaminando i cellulari e i computer raccolti nelle 18 perquisizioni e si stanno passando al setaccio i conti correnti e le comunicazioni elettroniche dei fermati – sentiti ieri a Bruxelles e, limitatamente a mogli e figlia di Panzeri, a Bergamo, dove gli sono stati concessi gli arresti domiciliari – e tutto il materiale raccolto. Le perquisizioni hanno riguardato ieri anche altri due europarlamentari S&D – Marie Alena e Marc Tarabella – e altri tre assistenti parlamentari oltre a Giorgi: due di S&D e uno del Ppe. Tra i temi sui quali Panzeri avrebbe lavorato il voto sulla liberalizzazione dei visti qatarini in commissione Libe (dossier che presto sarebbe finito in plenaria) e la risoluzione sulle violazioni dei diritti dei lavoratori a Doha.

"Questo non è un incidente isolato – osserva Transparency International – Per diversi decenni il Parlamento ha permesso che si sviluppasse una cultura dell’impunità e una totale assenza di controllo etico indipendente". Parole dure, che l’inchiesta dirà quanto giustificate, ma a Bruxelles si ricorda che Panzeri era già stato beccato con le mani nella marmellata. Il 18 maggio del 2017 infatti è stato condannato dalla Corte europea del Lussemburgo a rimborsare al parlamento europeo 83.764 euro di spese indebitamente liquidate, dopo che nel 2009 una indagine dell’Olaf, l’ufficio antifrode europeo gli aveva contestato la violazione delle norme. Non erano spiccioli e un campanello sarebbe dovuto suonare nel suo gruppo. E invece Panzeri e amici – tra i quali gli altri fermati a Bruxelles, il capo dell’International trade union confederation Luca Visentini; l’assistente parlamentare Francesco Giorgi; il segretario dell’ong ‘No peace without justice’ Niccolò Figà Talamanca – hanno continuato a muoversi come pesci nel’acqua dell’Europarlamento, ricoprendo di soldi, secondo l’accusa, parecchi parlamentari. Per il Parlamento Europeo, che ora promette rigore, è una doccia fredda epocale. Per i nemici dell’Europa, una pacchia.