Mercoledì 24 Aprile 2024

Cresce l'insofferenza degli oligarchi. Perdono 40 miliardi di dollari al giorno

La lettera di Fridman che ha rotto il silenzio: "Fermate il bagno di sangue". Ma una rivolta anti Putin è difficile (per ora)

La polizia russa ferma una manifestante a San Pietroburgo

La polizia russa ferma una manifestante a San Pietroburgo

Roma, 27 febbraio 2022 -  Il primo oligarca a osare si chiama Mikhail Fridman. È uno degli uomini più ricchi di Russia, ceo della società di private equity LetterOne, un patrimonio di 15 miliardi di dollari. Ha scritto una lettera per chiedere che finisca il "bagno di sangue". Fridman, ora cittadino russo, in Ucraina ci è nato, dunque la sua critica è comprensibile. Ma ci vuole coraggio lo stesso, in Russia, ad andare contro lo zar, perché è il Cremlino che distribuisce le cariche economiche e assegna le principali commesse (il 70% del Pil ha origine statale). Infatti, a parte Fridman, gli oligarchi non si stanno affatto ribellando, hanno espresso i loro dubbi ma non andranno oltre, quasi tutti dipendono dall’unico potere forte: Putin.

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Pietro Figuera, fondatore dell’Osservatorio Russia e analista di Limes, ricorda che "quando Putin prese il potere negli anni ’90 mise subito in chiaro che gli interessi economici avrebbero dovuto sottostare a quelli politici e strategici: chi non avesse accettato sarebbe stato estromesso dal sistema degli affari". Dal caso Khodorkovsky, il petroliere il cui arresto ed espropriazione nel 2003 furono usati da Mosca a scopo dimostrativo, i potenti sono più che allineati.

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Il fedelissimo Roman Abramovich, 55 anni, tenta di salvarsi dalle sanzioni assegnando il suo Chelsea a una fondazione. Non tradirà Putin, sebbene la figlia sia tra i giovani che si sono espressi contro l’invasione. È ragionevole immaginare che non si ribelleranno anche altri boss, come il banchiere Oleg Tinkov, Vagit Alekperov (siderurgia), Igor Sechin (petrolio), Igor Chemezov (meccanica). Figurarsi se lo farebbe Arkady Rotenberg, che dello zar è stato compagno di judo e si è arricchito con le linee elettriche. Al suo nome si lega lo scandalo del mega palazzo sul Mar Nero (smentito dal Cremlino: Putin dichiara all’anno un reddito ’misero’ di circa 150mila dollari). Men che meno pacifista sarebbe Kirill Shamalov, ex genero dello zar e arricchitosi a dismisura.

Questo non vuol dire che i cortigiani del Cremlino vogliano la guerra. Come potrebbero? Loro che hanno i figli nelle scuole inglesi, le case sulla costa Azzurra e gli yacht in Sardegna... Con un Pil che è poca cosa considerando la potenza che è la Russia sul campo militare, e con il rublo, moneta più fragile al mondo, i danni saranno immensi, ma tant’è. Si stima che ogni giorno i 20 uomini più ricchi di Russia perdano 40miliardi di dollari. Questo, senza considerare l’applicazione delle sanzioni.

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Il blocco dello Swift, il circuito globale di comunicazione dei pagamenti bancari, assesterà un colpo notevole. Già nel 2014, Medvedev diceva che l’estromissione dallo Swift sarebbe stata da considerare "una dichiarazione di guerra". Esiste un network russo alternativo, il Mir, ma è attualmente usato solo per il 25% delle transazioni e non in tutti i Paesi. Quanto incideranno dunque le sanzioni che, nelle intenzioni degli Usa, dovrebbero colpire soprattutto l’élite intorno al Cremlino? "Incideranno – risponde ancora Figuera – ma bisogna sempre tenere presente che negli ultimi anni i veri oligarchi che hanno consolidato la forza in Russia sono soprattutto gli uomini dei servizi di Sicurezza, del FSB e del GRU, della Difesa, e degli apparati mercenari".

Anche nell’unico settore, il gas, finora risparmiato dalle sanzioni per ragioni di evidente convenienza occidentale (Italia in primis) l’attesa è al cardiopalma. Alexey Miller, il capo del colosso Gazprom, rassicura: "La fornitura all’Europa continuerà regolarmente". Ma gli affari hanno le ore contate.

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