Ucraina, Abramovich lascia la presidenza del Chelsea. "Lo faccio per il bene del club"

Amico di Putin, affida la gestione agli amministratori della fondazione di beneficenza. Decisiva la guerra a Kiev. Il post della figlia contro lo zar

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Londra, 26 febbraio 2022 - La guerra di Putin in Ucraina ha spinto il magnate russo Roman Abramovich a lasciare la presidenza del Chelsea. È stato lui stesso ad annuciare in una nota pubblicata sul sito ufficiale del club londinese la sua decisione di cedere “ai fiduciari della Fondazione di beneficenza del Chelsea la gestione e la cura” della società calcistica di Londra. “Credo che attualmente siano nella posizione migliore per curare gli interessi del club, dei giocatori, dello staff e dei tifosi”, sottolinea Abramovich.  “Durante i miei quasi 20 anni di proprietà del Chelsea FC - spiega il magnate - ho sempre visto il mio ruolo come un custode del club, il cui compito è quello di garantire che abbiamo il massimo successo oggi, così come costruire per il futuro, giocando anche un ruolo positivo nelle nostre comunità. Ho sempre preso le decisioni con a cuore l’interesse del club. Rimango fedele a questi valori”, conclude. Abramovich di fatto era nel mirino per la sua amicizia con Putin, diventata scottante dopo l’invasione dell’Ucraina. Insostenibile ormai continuare ad essere proprietario del club. 

Russia fuori dallo Swift: anche la Germania pronta a dare il via libera Già ieri aveva suscitato clamore la figlia Sofia che, di casa a Londra, su Instagram si era fatta viva con un messaggio - ripreso con enfasi sulla stampa britannica - che somiglia a un autentico guanto di sfida allo zar. "La Russia - vi si legge - vuole la guerra all’Ucraina“, salvo che la parola ‘Russia’ è cancellata da una barra rossa e sostituita con ‘Putin’. Segue una spiegazione che non ammette sfumature: “La bugia più grande e di successo della propaganda del Cremlino è che la maggioranza dei russi sia al fianco di Putin”.  Una denuncia chissà quanto concordata con papà, ma che comunque non appare isolata: almeno nella bolla di Internet. E che coinvolge altre figure della gioventù dorata post-sovietica, alcune delle quali disposte ad assumersi il rischio di alzare la voce direttamente da Mosca.