Mercoledì 24 Aprile 2024

Il dopo Maradona fra inchieste, ricordi e quell'ultimo video

Aperti due fascicoli sui soccorsi e sul selfie dei dipendenti delle pompe funebri. Il filmato con quel sorriso, forse l'ultimo

Il funerale di Maradona al cimitero Jardin Bella Vista (Ansa)

Il funerale di Maradona al cimitero Jardin Bella Vista (Ansa)

Buenos Aires, 28 novembre 2020 - Sono due le inchieste aperte dalla magistratura argentina legate alla morte di Diego Armando Maradona, che da giovedì sera riposa, non proprio in pace, nel Jardin de Bella Vista, il cimitero di San Miguel, accanto al padre Diego e alla madre Dalma. La prima indagine è quella sull’orario della morte di Maradona e se è stato fatto tutto il possibile per salvarlo. Il legale del Pibe de Oro, Matias Morla, ha affermato che i soccorsi sarebbero arrivati nella casa del calciatore, al lotto 45 dell’urbanizzazione San Andrés in calle Picardio a Tigre, in notevole ritardo e per questo El Diez non è più vivo. Il problema è che la chiamata del dottor Leopoldo Luque – effettuata dalla clinica di La Plata – al centralino delle ambulanze è delle 12,16 di mercoledì – le 16,16 in Italia – quando Diego è già morto da un quarto d’ora.

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Luque non nomina il nome di Maradona, dice solo che la chiamata "riguarda un uomo di 60 anni approssimativamente che ha subito un danno cardiaco e che è già assistito da un medico sul posto". In casa c’è l’infermiera di turno, Dahiana Gisela Madrid, che alla polizia dichiara che alle 7,30 Maradona era vivo e si muoveva in camera, ma in un secondo tempo ritratta sull’orario dicendo che "è stata costretta a mentire". In realtà, Dahiana bussa alla porta di Maradona alle 8,50 e non avendo risposta pensa che stia riposando. Solo dopo le 11 entra e si accorge che Maradona sta spirando. Inizia il tentativo di rianimazione aiutata da un medico vicino di casa e dalla psicologa del campione; solo dopo telefona a Luque che chiama i soccorsi: 39 secondi di telefonata e alle 12,28 l’ambulanza arriva, ma Diego non c’è più.

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La seconda inchiesta è quella sul selfie dei dipendenti delle pompe funebri Pinier davanti alla bara di Maradona prima che fosse chiusa. Una "mascalzonata" già costata ai tre il licenziamento; ora potrebbero essere giudicati per profanazione di cadavere. Diego Molina, Claudio Ismael Fernández, e il figlio diciottenne Sebastián sono stati interrogati, la casa di questi ultimi perquisita col sequestro del materiale tecnologico. I tre si difendono dicendo di essere "tifosi di Diego", di non avere considerato oltraggioso il comportamento nei confronti del loro idolo e che le foto erano solo un ricordo personale. Peccato che le abbiano diffuse sui social.

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Tutto ciò mentre nel mondo continuano le manifestazioni di cordoglio e di celebrazione del grande campione. Lo staff che lo accompagnava come allenatore del Gimnasia si è dimesso in suo onore. E nella sua seconda città, Napoli, nello stadio che verrà a lui intitolato sarà aperto un Museo dei cimeli di Diego. C’è anche un video del Diez che commuove: l’ha girato un ragazzino vicino di casa al ritorno di Maradona dalla clinica dove ll 3 novembre è stato operato alla testa. Il Pibe de Oro cammina chino sorreggendosi alle spalle di due persone, ma volta leggermente la testa e saluta con la mano il suo giovane tifoso. Nel volto molto provato si intuisce un sorriso, forse l’ultimo.