Sabato 9 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Le prospettive: "I due Stati? Strada impossibile con Netanyahu"

Fantappiè (Iai): l’accordo serve ai fini umanitari. "Ma sul futuro con Hamas a Gaza resta tutto difficile"

Roma, 30 aprile 2024 – “Ben venga un accordo, indispensabile ai fini umanitari. Ma non possiamo attenderci che questo possa automaticamente evitare un attacco a Rafah o che sia un passo verso la auspicata soluzione globale del conflitto". Così Maria Luisa Fantappié, responsabile del programma Medio Oriente dello Iai.

Quanto probabile è un accordo?

"Più che in passato. L’offerta israeliana è stata definita generosa, e comunque sembra possa essere accettata da Hamas. Siamo arrivati a questo punto anche perché Israele, per effetto delle forti e sempre crescenti pressioni dell’amministrazione di Biden, ma anche dell’attacco iraniano, ha oggi una posizione meno rigida. Il punto è: Hamas coglierà l’attimo?".

Gli sguardi terrorizzati di due donne durante un bombardamento israeliano a Nuseirat
Gli sguardi terrorizzati di due donne durante un bombardamento israeliano a Nuseirat

Supponiamo che si faccia l’accordo: significa che non ci sarà più l’attacco a Rafah?

"Se il cessate il fuoco ci fosse stato a dicembre, sarebbe potuta esser una soluzione per prevenire una espansione del conflitto verso Rafah o Libano, oggi invece non ha più un simile valore e va visto come una tregua di 40 giorni e nulla di più: ma non si può dire che scongiurerà un successivo attacco a Rafah al termine del cessate il fuoco".

Né tanto meno far pensare che si apra una fase di discussione sulla “soluzione a due stati“?

"Il problema è che la soluzione a due Stati è percepita dal governo Netanyahu come una concessione di una terra che comunque a loro appartiene. È difficile pensare che un governo guidato da Netanyahu possa mai accettate la creazione di uno Stato palestinese. Fino a che c’è questo governo è molto difficile. Il secondo ostacolo è che comunque è impensabile uno stato palestinese con Hamas nella plancia di comando, seppure assieme ad una rinnovata Fatah. La presenza di Hamas a Gaza, e a maggior ragione in un futuro Stato palestinese, costituisce una linea rossa per Israele. E questo è un ostacolo fondamentale per il post guerra di Gaza".

Ergo dobbiamo abbassare le nostro aspettative sulla portata della una tregua?

"Sicuramente. Un cessate il fuoco è necessario per far sì che la situazione umanitaria a Gaza, che è disastrosa, possa migliorare, e che vengano liberati altri ostaggi. Ma non ci sono le condizioni per ritenere che sia un primo passo verso una soluzione della questione palestinese, considerata la debolezza dell’autorità palestinese da una parte e l’orientamento politico dell’attuale governo israeliano".