Mercoledì 24 Aprile 2024

La corsa (durissima) di Italexit per raccogliere 36mila firme e agguantare il 3%

I volti (tutti no vax e no pass) e il programma del partito nato da Paragone. Cosa dicono i sondaggi

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La vita, per chi aspira a conquistare il 3% (la soglia della ‘sopravvivenza’ tra la vita e la morte) alle prossime elezioni politiche, è durissima. Finisce che, pure se viene dalla Lega identitaria e dal rock duro (quello, appunto, iper-rockettaro), poi ti sei fatto eleggere nei 5Stelle, nel 2018, e dopo ancora hai fondato un partito nuovo-nuovo, nel 2020, che si chiama più come un memento mori che come un partito (“Italexit”, una di quelle previsioni che, in pratica, come la fai, ti tocchi), e ne sei il suo padre-fondatore, Gianluigi Paragone, ti cresce una barba lunga e bianca, modello santone indiano o hippie anni Settanta.

La lotta per arrivare alla 'soglia' vitale del 3%

Ma, insomma, si sa, la Politica ha i suoi amori che neppure il cuore conosce e, dunque, se vuoi andare ‘dove ti porta il vento’ (fuori dall’Europa, fuori dalla Nato, fuori – si capisce – dall’Euro), ecco, allora ‘gambe in spalla, e pedalare!’. I guai, per il partito di Paragone, sono sostanzialmente tre. Il primo è dato dalle aspettative di molti di quelli che l’ex giornalista (Mediaset, La 7, Rai, e soprattutto ex direttore della Padania di Bossi) ha candidato nelle sue liste perché – gli ha detto – “sono sicuro che il 3% noi lo facciamo”. In effetti i sondaggi, praticamente tutti, quotano Italexit molto in alto, abbondantemente sopra il 3% e qualcuno si arrischia persino a pronosticare il 4%. Detto che, agguantare il 3%, vuol dire ottenere, in natura, un milione di voti buoni buoni, e che la concorrenza, nel settore, è spietata, l’obiettivo, se non proprio irraggiungibile, arduo da cogliere.

La fatica (improba) della raccolta firme

Innanzitutto, prima ancora di poterli prendere, i voti, devi avere le carte in regola per presentarti, alle elezioni. E la raccolta di firme, che si basa su una (anti-storica) leggina, il dpR 361 del 1957, è improba. A differenza di altri ‘partitini’ (Iv-Psi, +Europa, Noi con l’Italia, etc.), tutti salvati dall’ormai famoso ‘emendamento’ al dl Elezioni Magi&Ceccanti, vuol dire raccogliere la bellezza di 36.700 firme, alla Camera come al Senato, per potersi presentare in tutte le 49 circoscrizioni Camera e le 20 Senato, tutte collegate tra loro. Vuol dire che, ogni lista, per presentarsi alle urne deve raccogliere 750-1.000 firme in ogni collegio e farlo ad agosto è “come scalare l’Everest con le infradito”, dice – giustamente – il buon Paragone.

Una fatica improba, appunto, da esercitare sotto il solleone, in mezzo agli ombrelloni, con la gente in ferie. E, anche, una ingiustizia, per tutti i partiti ‘nuovi’. Ingiustizia che Paragone – e altri leader di altri partiti - ha subito denunciato, appellandosi – abbastanza inutilmente – al Capo dello Stato. Insomma, la raccolta firme di Italexit è ad alto rischio, anche se alcuni giornali compiacenti (dalla Verità a destra fino al Fatto, a sinistra…) ne pompano posizioni e dichiarazioni ‘tonanti’.

Il programma elettorale, assai folle, di Italexit

Infatti, nel “programma” di Italexit ci sono cose che farebbero contenti tutti i putiniani (e i cinesi) del Mondo. Tra i suoi cavalli di battaglia ci sono l’euroscetticismo, la difesa del Made in Italy, dure posizioni contro il Green pass e l’obbligatorietà dei vaccini contro il Covid, ma soprattutto la sostanziale uscita da Ue, Nato, etc. Un ‘programma’ che, ovviamente, ha subito suscitato le – benevole? Malevole? – attenzioni della destra radicale. Quella di Casa Pound come quella del Fronte nazionale e altri ‘simpaticoni’. Solo che, nelle posizioni di Italexit, erano già confluiti pezzi di sinistra-radicale, come i portuali di Trieste di Stefano Puzzer, a loro volta no-pass e no-vax, e una manciata di parlamentari ex 5S. Insomma, un mix – o un miscuglio indigesto, dipende dai punti di vista – di estrema destra (da cui, in buona sostanza, viene lo stesso Paragone) e di estrema sinistra. In un sondaggio di Demos, uscito su la Repubblica l’8 agosto, persino gli elettori di Articolo 1 – Mdp sceglievano, per affinità politica, Italexit al terzo posto, dopo Europa Verde-Sinistra italiana e Azione/+Europa.

Il mancato accordo con “L’Alternativa c’è”

A complicare, vieppiù, le cose c’è stata la rottura, tutta ‘politica’, tra Italexit e proprio questi ultimi, i parlamentari (con un folto gruppo alla Camera e uno, più piccolo, al Senato) de “L’Alternativa”.

Alcuni giorni fa, i due movimenti, Italexit e l’Alternativa, guidata da Pino Cabras e nata nel febbraio 2022 in opposizione alla scelta del M5s di appoggiare il governo Draghi. Ma il 5 agosto Alternativa ha comunicato seccamente che “Il quadro di un possibile accordo elettorale con Italexit è sciolto. Abbiamo riscontrato la presenza - anche in ruoli di capolista - di candidati organici a formazioni di ispirazione neofascista”. A dir la verità, per ora, più che pericolosi ‘neo-fascisti’, le frecce nell’arco di Italexit e di Paragone - che si presenterà fino a 5 collegi plurinominali, gettando la monetina e sperando di essere ‘ripescato’ almeno in uno, il quale, a occhio, è la Lombardia – sono, però, candidati più ‘rossi’ (o ex) che neri.

I candidati di Italexit: tutti no-vax e no-Pass…

Tra questi c’è, appunto, Stefano Puzzer, leader delle proteste No Green pass in Italia e fondatore del Comitato “La gente come noi”. Sarà candidato per Italexit nel collegio di Modena, in Emilia-Romagna. “L'unico modo per combattere la Dittatura (sic, ndr.) è metterci la faccia, un'ulteriore volta da cittadino e non da portuale” (Puzzer è un ‘camallo’, pur se di Trieste), dice.

Ma si candiderà, sotto le bandiere di Paragone, l’intera anima del Comitato di protesta “La gente come noi”: ci saranno infatti, Andrea Donaggio e Franco Zonta, in Friuli, la vice-questore di Roma, Nunzia Alessandra Schilirò, sospesa in via definitiva dalla Polizia, per aver partecipato alle manifestazioni anti-Green pass, “illegittimo”; la legale dell’associazione “Sereni e sempre uniti”, Consuelo Locati, che rappresenta e difende centinaia di familiari delle vittime Covid nella bergamasca (capolista a Bergamo alla Camera) e molti altri nomi. Tra questi, il dottor Andrea Stramezzi, odontoiatra che si è dedicato alle cure Covid e contrario alle linee di Ministero della Salute, Iss e Aifa, Francesco Amodeo, giornalista-blogger anti-europeista e No Euro, Lina Manuali, primo giudice che ha dichiarato illegittimi i dpcm di Conte (a Pisa). E, infine, la giornalista – storico volto di Italia 1 e Mediaset - Raffaella Regoli, sospesa dal lavoro per non essersi vaccinata pur essendo una over 50, che viene da una storia politica tutta ‘a sinistra’. Sempre che, si capisce, Italexit ce la faccia, a raccogliere quelle ‘maledettissime’ firme…