Giovedì 25 Aprile 2024

Stampanti 3D, giro d'affari da 70 miliardi nel 2030. Tutti i numeri del settore

Il comparto continua a vivere una grande crescita trainata dai progressi tecnologici e anche dalla pandemia, che ne ha favorito l'utilizzo nei processi di 'supply chain'

Una stampante 3D per uso medico

Una stampante 3D per uso medico

Roma, 2 maggio 2023 – Quello della stampa 3D è un settore fortemente in crescita. Si sente parlare sempre più spesso di criptovalute o intelligenza artificiale, nuovo (o vecchio) tormentone dei primi mesi del 2023, eppure fino a qualche anno fa sulla bocca di tutti c’erano proprio loro: le stampanti 3D. Il comparto non si è spento, al contrario, sembra in continua evoluzione, mentre velocità e qualità della stampa aumentano e fanno sempre più gola a industrie e mercati.

Ma quali progressi ha avuto il settore? Potenziale rivoluzione o oggetto troppo complicato per l’utilizzo di massa? Sono tante le domande che aleggiano intorno a un settore che, a dire il vero, comincia a portare sulle spalle diverse decine d’anni. La prima stampante, infatti, risale addirittura al 1986 e l’industria oggi sembra più che adulta e matura: il costo dei dispositivi si è ridotto soprattutto dal 2009 in avanti, con la scadenza del brevetto sulla FDM (la cosiddetta Modellazione a d’esposizione fusa), e negli ultimi anni la loro diffusione aumentata. Dal 2017 o 2018 alcune aziende, come Adidas, hanno cominciato a utilizzare la stampa 3D per produrre alcuni pezzi in serie. Ma quanto vale oggi il giro d’affari intorno a una tecnologia che sembrava dover sconvolgere il mondo? Quello della produzione additiva (AM), o stampa 3D, è un settore che nel 2020 ha toccato i 12 miliardi di dollari, ma che nei prossimi anni sembra destinato a esplodere ancora e arrivare a oltre 70 miliardi nel 2030 (fonte GlobalData). Non solo: il report ‘Will 3D printing replace conventional manufacturing?’ di Lux Resarch prova a descrivere il ruolo che la stampa 3D potrà avere nel futuro dell’industria manifatturiera e descrive come, nei prossimi anni, la percentuale maggiore di crescita si registrerà nelle parti per uso finale, che oggi coprono il 23% del mercato e nel 2030 saranno al 38%. Le industrie medicale e dentarie copriranno la quota maggiore di pezzi finiti (4,5 miliardi di dollari), seguite dall’industria aerospaziale (3,9 miliardi). Il settore ha quindi enormi potenzialità di utilizzo soprattutto nel trasformare i processi di gestione delle catene di distribuzione: lo si è visto anche durante la pandemia da Covid-19, dove la tecnologia e in particolare le macchine per la stampa a 3D sono intervenute permettendo di evitare diversi stop e interruzioni. Ma gli usi sono i più disparati: dall’utilizzo casalingo a quello alimentare, dalla medicina all’edilizia, fino allo spazio. Sul mercato si trovano ormai i modelli più disparati: da quelli economici, che costano poche decine o centinaia di euro, a quelli più complessi e ai top di gamma, anche sopra i 20mila euro. Un recente sondaggio di Sculpteo, azienda francese specializzata nella stampa 3D, ha mostrato come il principale motivo di utilizzo del 3D tra gli intervistati è l’accelerazione dello sviluppo del prodotto, seguito dall’offerta di prodotti personalizzati e serie limitate e dall’aumento della flessibilità nella produzione. Il report di Sculpteo ha rivelato anche come nel 2020 il 67% degli intervistati abbia speso tra mille e 50mila dollari per la stampa 3D, un ulteriore 10% ha affermato di aver speso tra 50mila e 100mila dollari, mentre un altro 23% ne ha spesi più di 100mila. Le statistiche, inoltre, mostrano che il 29% delle aziende prevede di aumentare i propri investimenti fino al 50%, mentre un altro 32% aumenterà i propri budget per la stampa 3D del 50%-100% o anche di più. Come detto, un comparto vivo e in fermento.

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