Mercoledì 24 Aprile 2024

L’atlante della mobilità dolce, il turismo lento prende piede

Abbracciando lo slow tourism è possibile interpretare uno stile di vita sostenibile

Abbracciando lo slow tourism è possibile interpretare uno stile di vita sostenibile

DA FENOMENO di nicchia per turisti esperti ad aspirazione di molti. È l’evoluzione dello slow tourism, il turismo sostenibile, nel nostro Paese: l’attenzione nei suoi confronti è quasi raddoppiata tra gli italiani dopo la pandemia. Secondo il sondaggio condotto da Omio, un’app di viaggio che permette di confrontare le offerte per pianificare vacanze e spostamenti, oggi ben 3,7 milioni di italiani sarebbero interessati a vivere o sperimentare questo nuovo modello di turismo. Più attenti al tema sarebbero le donne e, a livello generazionale, i giovani tra i 25 e i 35 anni. Questo "turista sostenibile" cerca il cibo biologico e i veicoli elettrici, preferisce alloggiare nei bed and breakfast piuttosto che nei grandi alberghi, predilige viaggi avventurosi con lo zaino in spalla a mete comode e ben servite.

Lo slow tourism è l’ultima "declinazione" del fenomeno slow food, che ha preso piede in Italia grazie a Carlo Petrini a partire dalla metà degli anni Ottanta. Questo movimento culturale si è successivamente esteso a molti altri settori a cui è possibile applicare un approccio "lento", in controtendenza con la velocità che caratterizza l’accelerazione dei processi tipica della società contemporanea. Abbracciando lo slow tourism è possibile interpretare uno stile di vita sostenibile e, in concreto, applicare tutte le varianti di settore del fenomeno slow: ad esempio, scegliendo di consumare cibo prodotto da filiere slow food o facendo acquisti che premiano la filiera tessile slow fashion. Ma l’aspetto decisivo dello slow tourism è sicuramente la scelta di una mobilità "dolce", che si fonda sull’utilizzo di mezzi privi di combustione termica o comunque meno impattanti sull’ambiente: treni, biciclette, monopattini, oltre alle proprie gambe. Sotto questo profilo è interessante l’annuncio della realizzazione del primo "Atlante della mobilità dolce", promosso da RFI, la società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane che gestisce le reti, e dalle 29 associazioni che compongono Amodo, l’Alleanza per la mobilità dolce: l’Atlante è il primo tentativo di costruire un sistema integrato composto da cammini, ciclovie, ferrovie turistiche, parchi, borghi, beni storici e bellezze paesaggistiche presenti nel nostro Paese. In particolare nell’Atlante saranno ricompresi – oltre a 55 siti Unesco italiani – oltre 3.000 stazioni ferroviarie, 900 borghi appartenenti alle "categorie" Bandiere Arancioni, Cittaslow, Comuni virtuosi e I Borghi più belli d’Italia, 12 mila km di sentieri, 80 cammini, 1650 aree protette tra parchi nazionali, riserve naturali, aree marine e oasi WWF, 18 mila km di ciclovie e greenways (percorsi nel verde, chiusi al traffico a motore). Una diffusione più ampia dello slow tourism porterebbe notevoli benefici "di sistema" al nostro Paese.

L’ITALIA VIVE infatti le sue stagioni turistiche imprigionata nel paradosso tra l’estrema concentrazione dei flussi nei centri storici delle città d’arte – sovraffollate e sovrasfruttate – e lo scarso interesse dei turisti italiani e internazionali verso quella straordinaria "bellezza diffusa" che caratterizza la provincia italiana. Rendere sostenibile il turismo significa, direttamente, rendere molto più "sostenibili" Roma, Firenze e Venezia. Senza dover rincorrere soluzioni sanzionatorie come chiusure, disincentivi e nuove tasse.

[email protected] @FFDelzio

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