Sabato 27 Aprile 2024

Sciopero lavoratori Tim contro lo spezzatino

Mobilitazione in tutta Italia, nel mirino l'ipotesi di scorporo in due rami dell'azienda di telecomunicazioni

Un momento dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM a Milano

Un momento dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM a Milano

Circa 150-200 persone, tra cui molti lavoratori Tim provenienti da tutta la regione, per protestare "contro lo spezzatino" dell'azienda di telecomunicazioni, si sono riuniti oggi a Milano sotto Palazzo Lombardia, sede della Regione. Analoghe manifestazioni si sono tenute nel resto d'Italia, dove Tim conta circa su 80mila dipendenti. In piazza anche Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil. Una delegazione è stata anche ricevuta al Pirellone da esponenti della giunta. "La Lombardia - dicono dalla Cgil- è una delle regioni che avrebbe più problemi se lo spezzatino di Tim diventasse realtà. Qui ci sono 5mila lavoratori di Telecom, è importante che ci ricevano, così come è importante che il governo e le istituzioni ci ascoltino". Dalla Regione i sindacati si aspettano delle "pressioni politiche" efficaci, rivolte ovviamente al governo.

Un momento dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM a Milano
Un momento dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo TIM a Milano

Cos'è lo "spezzatino"

I lavoratori contestano il piano industriale del mangement, sorretto dal’azionista di maggioranza Vivendi punterebbe a uno sdoppiamento di Tim in due società, una di servizi di cui i francesi avrebbero la maggioranza e una delle reti a maggioranza statale ma in concessione a Tim. Un’operazione non lontana da quella che avrebbe in mente il fondo americano Kkr che però punterebbe a una successiva quotazione della newco delle reti, proprio come è avvenuto con Terna.   

Contrari

"Il 2 marzo - aggiungono i delegati Cgil -Tim deciderà quale sarà il piano industriale". Se si andrà verso lo spezzatino ci sarà da parlare solo di ricadute e non tanto di un progetto vero per il Paese". I partiti "in qualche modo ci hanno ascoltato- proseguono- ma abbiamo ricevuto promesse e chiacchiere che non ci hanno portato a dei fatti. Siamo inascoltati da dicembre. C'è anche una lettera delle confederazioni che abbiamo mandato a Draghi il 14 febbraio. A oggi nessuna risposta. Diciamo no alla separazione di questa azienda che creerà migliaia di esuberi e un grosso problema per il Paese Italia - chiudono i rappresentanti Cobas- per un asset strategico che verrà disgregato e rischia di sparire".

 

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