Mercoledì 1 Maggio 2024

Reddito di cittadinanza, l’economista Clara Mattei: "Tagliare i sussidi? Indebolisce i lavoratori e rafforza lo sfruttamento"

La professoressa demolisce il capitalismo dell’austerità: "L’Italia sta andando verso lo smantellamento dei diritti sociali. Falso sostenere che basta staccarsi dal divano per avere un impiego"

Roma, 4 agosto 2023 –Nel capitalismo dell’austerità, tagliare i sussidi sociali serve a indebolire i lavoratori e rafforzare un’economia basata sul loro sfruttamento". E secondo gli studi di Clara Mattei, della New School for Social Research di New York, si tratta di un indirizzo ininterrotto che risale al primo dopoguerra. Per l’economista, che ha studiato alla scuola Sant’Anna di Pisa e Princeton, oggi i governi liberali hanno a maggior ragione necessità di colpire il welfare in quanto "sta crescendo la disillusione rispetto al mito per cui tutti ce la possono fare". Quindi "lo Stato deve intervenire a indebolire le voci critiche e incrementare la dipendenza dal mercato".

Clara Mattei insegna Economia alla New School for Social Research di New York
Clara Mattei insegna Economia alla New School for Social Research di New York

Professoressa Mattei, la sua analisi impietosa diverge alquanto da quelle dominanti. Lei come valuta l’intervento del governo sul Reddito di cittadinanza?

"Quel che cerco di spiegare è che l’austerità ha varie facce, ma tutte mirano a indebolire i lavoratori. Mi sembra che l’Italia stia andando sempre di più nella direzione dello smantellamento dei diritti sociali e le politiche economiche di austerità adottate anche dai governi democratici Usa. Una recente indagine Nomisma evidenzia che il 50% delle famiglie fatica a comprare beni primari. Invece falcidiano i sussidi, sostenendo che non han funzionato. Ma hanno salvato un milione di persone dalla povertà assoluta. Smantellandoli avremo il doppio dei poveri".

Non rischiano anche di assecondare la disoccupazione?

"Il livello del dibattito pubblico sull’argomento è completamente distaccato dalla realtà. Si sostiene che se le persone si staccassero sul divano avrebbero lavoro. Ma al Sud la disoccupazione è al 14% e tra i giovani arriva al 30. Il 20% di chi percepiva il Reddito lavorava, ma aveva ugualmente bisogno di sussidi. Oggi i lavori disponibili sono talmente precari, malpagati, sfruttati che molti cominciano a lasciare volontariamente: il 3,2% della forza lavoro, come racconta il libro di Francesca Coin, Le grandi dimissioni . Il Reddito ha permesso a queste persone di rendersi conto che potevano far altro invece di accettare condizioni deprimenti. E questo fa paura al governo. Tali scelte vanno poi a braccetto con quelle della Bce, che continua a alzare i tassi: il che sappiamo bene aumenterà la disoccupazione, soffocando la capacità contrattuale e costringendo i lavoratori a chinare il capo".

Ma non serve a contrastare la temuta inflazione?

"Così viene spacciato. In realtà secondo molte teorie l’inflazione attuale dipende dagli enormi margini di profitto di questi anni. Ciononostante quella in auge presso la Bce sostiene sia colpa dei salari alti e dei consumi. Quindi si alzano i tassi, creando disoccupazione, perché abbassando la domanda i prezzi calano. Sono modelli politici e profondamente di classe".

Salario minimo, patrimoniale... Che cosa occorrerebbe invece?

"Il salario minimo alzerebbe l’asticella del tasso di sfruttamento. È interessante vedere come l’Europa a parole vada in questa direzione. Ma servono altre politiche: calmierare i prezzi, tassare le rendite e le multinazionali che hanno il potere di tenere alti i prezzi, adottare misure redistributive. Il fatto è che fa tutto parte dello stesso pacchetto: la politica di tagli alla spesa sociale va a braccetto con l’austerità monetaria. Se il problema è il debito, facciamo pagare le tasse a chi ha soldi. Nel 1974 avevamo 32 aliquote, oggi 3. Con la tassazione regressiva pagano più tasse coloro che hanno meno, come con l’Iva per tutti al 22%. La Flat tax significa che il fisco non serve a redistribuire, ma a incentivare gli artefici del profitto. Una distorsione di cui sono responsabili anche gli economisti. Dopo la seconda guerra aumentare la produttività del lavoro ha garantito salari almeno in linea coi profitti. Ma nella terziarizzazione odierna puoi incrementare la produttività solo aumentando gli orari e tagliando i salari".

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