Lunedì 20 Maggio 2024
FABIO LOMBARDI
Economia

Il Ponte sullo Stretto, il tetto agli stipendi dei manager pubblici e “la mangiatoia per Patrioti”

Una norma inserita nel decreto Asset che sarà esaminato dal Cdm di lunedì 7 agosto prevede che i vertici della società possano sforare i 240mila euro. Infuriano le polemiche

Il plastico del Ponte sullo Stretto

Il plastico del Ponte sullo Stretto

Roma, 5 agosto 2023 – Ai vertici della società Ponte Stretto (istituita per realizzare il ponte fra Messina e Reggio Calabria) non sarà applicato il tetto dei compensi previsto per legge per i manager pubblici.

Il plastico del Ponte sullo Stretto
Il plastico del Ponte sullo Stretto

Questo è quanto prevede una norma inserita nella Decreto Asset che sarà discusso lunedì 7 agosto nell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle vacanze. Un Dl che contiene diversi provvedimenti fra i quali: il controllo dei prezzi dei voli, la lotta al granchio blu e l’aumento delle licenze per i Taxi-

Il tetto agli stipendi pubblici

La legge, dal 2016, stabilisce infatti che i compensi dei manager pubblici non possano superare i 240mila euro all’anno (anche se sono previste delle deroghe per alcuni “alti funzionari”). Una norma che nasceva dalla necessità di evitare che molti manager pubblici superassero lo stipendio del Presidente della Repubblica (di poco inferiore ai 240mila euro, appunto)

La deroga nel decreto Asset

La deroga è inserita nell'ultima bozza disponibile del decreto “Asset e investimenti”, il provvedimento Omnibus atteso lunedì in consiglio dei ministri, l'articolo 15 riguarda la società per il Ponte sullo Stretto. Nell'articolo, 'Disposizioni urgenti per garantire l'operatività della società concessionaria di cui all'articolo 1 della legge 17 dicembre 1971, n.1158” è previsto che alla società “non si applicano” le disposizioni di alcuni commi del decreto legislativo del 2016 che prevedono il limite di 240 mila euro dei compensi massimi per amministratori, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti.

Le polemiche

Una disposizione che non ha naturalmente mancato di scatenare polemiche e, in particolare, a finire nel mirino delle critiche è il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini che da inizio legislatura ha dato nuovo impulso al progetto per la realizzazione del Ponte sulla Stretto che si era arenato da diversi anni.

Leggi anche: Ecco il progetto e i costi del Ponte sullo Stretto

Il Movimento 5 Stelle

Fra i primi a insorgere sono stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle. "La volontà di Meloni e Salvini di concedere una deroga al tetto degli stipendi per i vertici della società "Stretto di Messina Spa” è scandalosa. Lo scenario è il seguente: reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già. Oltretutto questa scelta conferma che a Salvini delle infrastrutture del Sud non importa nulla. Nemmeno dell'inutile e farsesco ponte sullo Stretto. Al ministro interessa solo l'affare ponte, con tutte le sue spartizioni e prebende varie. Uno scempio, messo in piedi sulla pelle dei cittadini e con i loro soldi". Così in una nota il vicecapogruppo M5s alla Camera Agostino Santillo, coordinatore del comitato Infrastrutture del Movimento.

La “mangiatoia per Patrioti”

"La deroga al tetto dei 240mila euro allo stipendio dei manager per la società che dovrà realizzare il Ponte sullo Stretto, contenuta nel decreto Asset, conferma che per Salvini la priorità non sono le infrastrutture o lo sviluppo della Sicilia, ma distribuire regalie ai suoi amici. È sempre la solita barzelletta italiana: opere su cui servirebbe una seria riflessione, nelle mani di questa destra si trasformano in una mangiatoia per Patrioti a spese gli italiani". Lo dichiara Riccardo Magi segretario di +Europa.

Ruffino: “Diamo ai manager il salario minimo”

"La destra alle vongole, come l'avrebbe ribattezzata Mario Pannunzio, non si fa mancare nulla per manifestare il gusto di esercitare il potere come arbitrio. La presidente Meloni si è imposta due mesi di riflessione per discutere la proposta di salario minimo a 9 euro, ma sono bastati pochi minuti e un emendamento della Lega per rompere il tetto dello stipendio dei manager pubblici, fissato a 240 mila euro, a favore dei manager e del CdA della società Ponte sullo Stretto". Lo scrive in una nota Daniela Ruffino, parlamentare di 'Azione'. "Non basta - avverte - la lunga astinenza dal potere a spiegare una qual certa protervia nel modo di ricreare disuguaglianze sociali o di crearne di nuove. Misure come quella adottata per i manager del Ponte sono fatte per alimentare fratture e risentimento sociale. Se c'è qualcuno che soffia sul fuoco del malcontento sociale bisogna cercarlo nella maggioranza e nel governo".

Il Governo

Per ora non si sono levate voci del Governo a difesa della norma inserita nel Dl Assett. E’ però ipotizzabile, come spesso avvenuto nelle circostanze in cui si è derogato al limite, si faccia appello alla necessità di avere compensi che siano concorrenziali per il mercato al fine di poter contare su profili professionali di alto livello che altrimenti non accetterebbero questi incarichi perché le società private sono in grado di garantire emolumenti (molto) superiori.

La replica dei leghisti

"Bonelli è ossessionato dal ministro Matteo Salvini. Assurdo come non perda occasione per attaccare chi ha sbloccato il Paese e interventi fondamentali per la sua crescita, a partire proprio dal Ponte sullo Stretto che, con buona pace dell'esponente di AVS, è fondamentale per Calabria e Sicilia. Vuole davvero parlare di soldi? Ci parli di quelli pubblici, stanziati per l'accoglienza migranti, che si sarebbero trasformati in borsette di lusso in casa della famiglia del suo candidato Soumahoro. Strano che siano gli unici soldi pubblici di cui Bonelli non parli. Mai''. Lo dichiara il deputato siciliano della Lega, Anastasio Carrà.

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