Venerdì 26 Aprile 2024

Opere mai avviate, riforme arenate. Avanti così e addio soldi del Pnrr

Su 777 attività previste, 552 sono a zero. L’agenda non è rispettata, ma le scadenze europee sono ferree

Lo stato di avanzamento delle misure italiane

Lo stato di avanzamento delle misure italiane

Su 777 misure e attività previste dal Pnrr a oggi sono da avviare ben 552, mentre 122 sono state completate, 64 sono in corso, 22 a buon punto e 17 in ritardo. E se è vero che c’è tempo fino al 2026, è altrettanto vero che in questo trimestre, con verifica a fine giugno da parte di Bruxelles, su 58 interventi programmati solo 9 sono stati portati a termine, 17 sono a buon punto e altre 32 sono, però, tuttora in corso, a poche settimane dal termine.

A tirare le prime somme dello stato di avanzamento (o non avanzamento) del Recovery Plan italiano è la piattaforma online Openpnrr (www.openpnrr.it) creata dalla Fondazione Openpolis con il Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, presentata ieri alla Camera. Dunque, la strigliata di Mario Draghi ai leader della maggioranza e ai ministri sulla palude nella quale sono impantanate le riforme legate al Pnrr, rafforzata ieri dalla lettera alla presidente del Senato sulla velocizzazione del pacchetto concorrenza, trova fondamento negli impietosi numeri sui ritardi di avvio del Recovery Plan italiano. E, di conseguenza, sul rischio elevato di perdere una montagna di risorse. Basti pensare che ombre cupe si addensano, nelle previsioni di Openpnrr, specificamente sulla legge della concorrenza: si prevede il varo addirittura entro fine anno, compresi i decreti attuativi. Mentre per la riforma della giustizia, che procede a tappe in tutto il Pnrr, la percentuale di completamento della parte prevista al 30 giugno è al 26,67% nella valutazione di Openpolis, con un traguardo al 55%. Ma, tra i provvedimenti che vanno avanti con fatica, ci sono riforme chiave, a cominciare dalla legge delega per la revisione del codice degli appalti, l’entrata in vigore del decreto ministeriale per il programma nazionale di gestione dei rifiuti e la riforma della carriera degli insegnanti. Ma non procedono secondo il ritmo previsto la strategia nazionale per l’economia circolare o l’aggiudicazione dei contratti di ricerca e sviluppo sull’idrogeno. L’allarme del premier, però, non riguarda solo le grandi riforme, ma anche una miriade di operazioni che devono essere realizzati trimestre per trimestre, pena la perdita di miliardi di euro. E tra i fattori di rischio delle riforme si indicano anche la "buona cooperazione interistituzionale" e l’emergenza economica.

Ma l’analisi di Openpolis mette in mora anche la complessità delle procedure, semplificate ma non abbastanza. Il portale di monitoraggio consente anche di valutare i risultati finali: un’analisi che può anche suscitare preoccupazioni ulteriori, oltre a quelle per le scadenze in corso. Il capitolo assunzioni nel settore pubblico e privato, per esempio, prevede 116.915 nuovi ingressi. Finora sono state fatte 1.000 assunzioni, lo 0,9%, mentre entro il 30 giugno si dovrebbe arrivare a 3.968. Certo è che il rischio di ritardo di assunzione di personale altamente specializzato viene indicato come elemento di criticità in molte misure, dalle riforme fiscali alla giustizia.