Domenica 5 Maggio 2024

Manovra, pensioni tagliate. Ecco chi ci perde (e quanto)

Scure sui pensionati: stop alle indicizzazioni al costo della vita, colpiti gli assegni d'oro

Matteo Salvini e Luigi Di Maio (LaPresse)

Matteo Salvini e Luigi Di Maio (LaPresse)

Roma, 21 dicembre 2018 - Le tabelle inviate a Bruxelles dal governo indicano un costo della correzione della manovra in corso di circa 10 miliardi di euro per il solo 2019. Tra maggiori entrate e più consistenti tagli, l’impatto raggiungerà i 38 miliardi di euro nel triennio fino al 2021. E tutto questo non considerando i circa 52 miliardi di euro che servono per sterilizzare gli aumenti automatici dell’Iva per il 2020 e per l’anno successivo.

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Ma se queste sono le macro-cifre e i saldi complessivi, a pagare il conto sono, tra tagli e tasse, molteplici categorie. In primo piano, nel capitolo "più tasse" rientrano certamente l’eco-tassa a carico degli automobilisti che acquisteranno un Suv (ma non solo), ma anche l’incremento possibile delle accise sui carburanti. Allo stesso modo è del tutto scontato che comuni e regioni faranno scattare aumenti più o meno significativi a seguito dello sblocco delle addizionali comunali e regionali.

I pensionati con assegni elevati, a loro volta, pagheranno il contributo di solidarietà di almeno il 15 per cento sopra i 100mila euro lordi annui. Ma l’incasso più consistente deriverà dalla proroga della rivalutazione parziale dei trattamenti previdenziali: circa 2,2 miliardi in tre anni. E si spiega l’incasso rilevante perché l’aumento legato all’inflazione verrà tagliato a partire dai 1.500 euro circa.

Le imprese, a loro volta, perdono anche gli sconti Ires, le tasse che gravano sul reddito delle società. E la perdita non è certo compensata dalla flat tax per le partite Iva fino a 65mila euro di ricavi. Ma, pagano un prezzo ancora più alto le imprese commerciali collegate alle parrocchie o agli enti ecclesiastici: dovranno pagare l’imposta piena. È tutta da scoprire anche la web tax sulle imprese digitali: si tratterà infatti di capire quale sarà la base imponibile e non è da escludere che alla fine potranno arrivare sorprese non gradite per le imprese più innovative.

PENSIONI TAGLIATE

Mannaia sulle pensioni d'oro Chi ha una pensione lorda di 120mila euro l’anno si vedrà applicare per cinque anni un contributo di 3mila euro lordi, circa 2mila netti. Chi raggiunge i 150mila euro subirà un taglio di 9.500 euro annui, 6mila netti. A 200mila euro di rendita lorda, la sforbiciata tocca i 22mila euro annui. E così via a salire. Sulle pensioni d’oro sono confermate le fasce di prelievo previste dal compromesso raggiunto tra Lega e 5 Stelle: 15% sopra i 100mila euro lordi annui (circa 5mila euro mensili al lordo); 25% sopra i 130mila euro; 30% dai 200mila euro; 35% dai 350mila euro; 40% oltre i 500mila euro. Il taglio riguarderà in definitiva circa 24-26mila pensionati e sarà applicato  per 5 anni.

Assegno di 2mila euro? Sforbiciata da 10 euro al mese Si rafforza il taglio dell’indicizzazione sulle pensioni. La rivalutazione completa viene assicurata solo per i trattamenti fino a 1.521 euro. Previste sei fasce di tagli: l’adeguamento all’inflazione sarà del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro, del 77% fino a 2.537 euro, del 52% fino a 3.042 euro, del 47% fino a 4.059 euro, del 45% fino a 4.566 euro e del 40% o per quelli d’importo superiore. Il risultato sarà che l’1,1 per cento di aumento andrà solo a chi arriva a 1.500 euro lordi: sopra questa soglia l’incremento sarà decrescente e la perdita di reddito crescente. A 2mila euro lordi di pensione si perdono circa 10 euro mensili, a 3mila 15 euro e via a salire, fino a raggiungere anche i 50 euro per importi elevati. 

Quota 100 non cumulabile. Il limite è di 5mila euro. I lavoratori privati potranno andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi dal primo aprile se si sono raggiunti i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Chi li raggiungerà dopo, potrà andare via tre mesi più tardi: la finestra è di tre mesi ed è mobile. I lavoratori pubblici dovranno dare un preavviso di sei mesi ai quali si aggiungono i tre di finestra mobile. La pensione con quota 100 non è cumulabile con il lavoro dipendente o autonomo se non nel limite di 5mila euro annui da lavoro autonomo occasionale. Fino al raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni. Le pensioni anticipate si potranno conseguire a qualsiasi età anche nel 2019 con 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne.

'Opzione donna' prorogata. Ma penalizzazione fino al 25% Possono utilizzare l’opzione donna (uscita anticipata, ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo) le donne dipendenti con almeno 58 anni e quelle autonome con almeno 59 purché abbiano almeno 35 anni di contributi. Si applica una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome.  La proroga è per un solo anno, ma le lavoratrici che raggiungeranno i requisiti indicati nel 2019 potranno andare via anche negli anni successivi. Ma il costo  è rilevante in termini di decurtazione dell’assegno previdenziale. L’effetto del ricalcolo della prestazione è una penalizzazione tra il 20 e il 25 per cento.

 

 

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