QUELLA DI TERRE CEVICO è una storia lunga sessant’anni. Data infatti nel 1963 l’origine di questa realtà, punto di riferimento del vino per l’Emilia-Romagna e non solo. Terre Cevico chiude il fatturato aggregato 2023, ovvero quello che mette assieme le aziende del gruppo e le cooperative di base, con 217 milioni di euro, segnando una crescita del +14,5% rispetto all’esercizio precedente, che si era chiuso con 189 milioni di euro. In crescita è anche il fatturato consolidato di Cevico, che ha toccato quota 196 milioni di euro, per un incremento del +17 rispetto all’esercizio precedente. A crescere è stato soprattutto l’export, salito a quota 86 milioni di euro, registrando un +18%. "L’export per noi è davvero molto importante", sottolinea il presidente, Franco Donati (nella foto a destra). Non a caso, l’obiettivo già dichiarato per il 2025 di Terre Cevico è quello di raggiungere 100 paesi, mentre oggi i vini del Gruppo, che ha sede nel cuore della Romagna, sono presenti in 69 nazioni, con leadership in alcune aree, come Cina e Giappone. "Negli ultimi sei anni si parla di raddoppio dell’export, con cifre che vanno dai 42,9 milioni di euro di qualche anno fa, agli 85,9 milioni del 2023", prosegue il presidente. I primi tre mercati esteri di vino imbottigliato vedono al primo posto il Giappone (5 milioni di euro), seguito dalla Cina (2,23 milioni di euro) e della Russia (2,2 milioni di euro).
Franco Donati, classe 1963, è arrivato alla presidenza di Cevico a gennaio 2024. Prima è stato presidente della cooperativa Le Romagnole dal 2020, parte integrante del Gruppo, con i suoi 1.037 soci distribuiti nell’areale ravennate. Vicepresidente di Terre Cevico dallo stesso anno, Donati è viticoltore di professione con una tradizione familiare di lunga data a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna. "Ho assunto la presidenza di una impresa cooperativa leader in Italia e nel mondo e credo che il nuovo Consiglio di amministrazione dovrà affrontare, fin da subito, un intenso lavoro molto improntato alla tutela del reddito dei soci ed alla valorizzazione dei nostri due principali vitigni come trebbiano e sangiovese", dice Donati. Con la sua nomina è avvenuto anche un cambiamento statutario, che ha di fatto riorganizzato il gruppo. Terre Cevico, infatti dal 1 gennaio 2024 ha ufficialmente formalizzato il cambio di assetto statutario e organizzativo trasformandosi da consorzio a cooperativa di primo grado attraverso l’incorporazione delle altre cooperative, Le Romagnole, Romagnole Due, Winex, Due Tigli, Enoica e Rocche Malatestiane. È stato confermato e condiviso anche il rapporto con un’altra realtà produttiva, già socia di Terre Cevico, ovvero Colli Romagnoli. Il presidente prosegue: "Per Le Romagnole è un passo importante e storico che vede nell’integrazione della cooperativa con il proprio consorzio il rilancio del ruolo dei soci direttamente verso quegli aspetti che determinano il successo sul mercato. Il socio viticoltore davvero protagonista del cambiamento e di cui ne vuole essere parte attiva. In scenari mondiali in continua e repentina trasformazione è importante governare il cambiamento e possibilmente non subirlo".
Il Gruppo mette insieme diverse cooperative e punta a migliorare le proprie performance anche in Italia, dove negli anni è cresciuto il mercato del vino. Terre Cevico nei canali della grande distribuzione vende quasi 50 milioni di euro di vino all’anno, mentre in quello Horeca, ristoranti, bar e hotel, fattura circa 12 milioni di euro di valore. Il nuovo consiglio di amministrazione, oltre a Franco Donati, è composto da Alberto Asioli, Emanuele Babini, Lino Bacchilega, Flavio Cattani, Fabio Foschi, Marco Lanzoni, Marco Nannetti, Gianni Raffoni, Valter Raspanti, Daniela Ravaglia, Gregorio Vecchi. Lino Bacchilega è stato nominato Vice Presidente, mentre alla Direzione Generale c’è Paolo Galassi, a quella Amministrativa e Finanziaria, Linda Faggioli.
Ogni anno Terre Cevico, dove lavorano 400 persone, produce 110 milioni di bottiglie. La riorganizzazione è legata anche ai nuovi obiettivi del Gruppo, come spiega sempre Donati. "Da oltre due anni lavoriamo per coniugare l’identità del grande sistema impresa con la scelta strategica di acquisire internamente l’intera filiera del vino, dalla vigna alla bottiglia, riportando al centro il ruolo del socio viticoltore. Si è pensato, per questo, ad un piano industriale e ad un sistema di controllo ed efficientamento dell’intera filiera vitivinicola di produzione dei vini, proseguendo poi con investimenti tecnologici, innovazione, elevato standard qualitativo dei prodotti in un’ottica di miglioramento continuo rispetto ad un mercato in continua evoluzione. Un cambiamento storico che verte sui cardini dei principi cooperativi e sul tema di una sostenibilità autentica e che va interpretata non solo come obiettivo doveroso, ma come una grande opportunità".
Sostenibilità e presenza sui mercati nazionali e internazionali sono i mantra di Terre Cevico, che deve la sua identità soprattutto all’essere una cooperativa, come spiega il presidente Franco Donati. "L’efficienza cooperativa, la valorizzazione dei territori e dei nostri vitigni come trebbiano e sangiovese, gli investimenti sui brand aziendali, la giusta e crescente remunerazione ai soci viticoltori unitamente al controllo di investimenti e costi, rappresentano per noi la condizione necessaria e indispensabile per una crescita sostenibile ed un futuro in cui le generazioni future possano considerare come opportunità il lavoro in viticoltura".