Venerdì 26 Aprile 2024

"Lidl Italia investirà 1,5 miliardi e aprirà 150 nuovi store"

Migration

TRENT’ANNI festeggiati con la soddisfazione d’aver raggiunto il traguardo di essere "punto di riferimento per la spesa degli italiani". E di continuare a esserlo sempre di più in futuro con un piano di crescita 2022-2024 che nel triennio vedrà 1,5 miliardi di investimenti con l’apertura di 150 nuovi punti vendita e la creazione di circa 6mila nuovi posti di lavoro. Un piano che ha come focus la soddisfazione dei clienti e dei collaboratori, il benessere dei territori e delle comunità in cui opera e un impegno continuo sul fronte della sostenibilità sociale e ambientale. Dopo essere stata la prima catena discount a sbarcare nel nostro Paese nel 1992 con l’apertura del punto vendita di Arzignano in provincia di Vicenza, Lidl Italia conta oggi oltre 700 store (una nuova apertura ogni due settimane) e più di 20mila dipendenti che hanno generato nell’ultimo anno fiscale chiuso a febbraio 5,9 miliardi di ricavi con una crescita del 6,9% e un significativo più 17% del numero di clienti. Risultati raggiunti, spiega Massimiliano Silvestri (in alto), presidente di Lidl Italia, rispettando tre elementi chiave: il legame con i clienti, con il territorio e con la comunità. Elementi che hanno permesso a Lidl di crescere anche durante la pandemia e ora in un contesto complicato dalla corsa dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina. "Il 2021 è stato un anno difficile ma ricco di soddisfazioni – sottolinea Silvestri –. In questo momento ci troviamo ad affrontare le sfide dell’aumento a monte dei prezzi delle materie prime e dell’impatto sul conto economico del caro-energia e trasporti".

Un impatto che avete dovuto trasferire anche sul carrello della spesa?

"Un adeguamento dei listini è stato inevitabile ma contenuto a qualche punto percentuale che non ha modificato la convenienza del fare la spesa da Lidl".

Cos’era Lidl quando è arrivato trent’anni fa in Italia?

"Era il mese di marzo del 1992 quando Lidl è sbarcato in Italia per la prima volta portando un format nuovo e ancora sconosciuto, quello del discount. Allora avevamo solo 600 referenze e molte con nomi stranieri e non conosciuti dai consumatori. E c’era chi era convinto che questa formula non avrebbe mai avuto successo nel mercato italiano caratterizzato, anche per la spesa al supermercato, dalla fedeltà ai brand". Invece? "Abbiamo lavorato nei primi anni per combattere la diffidenza verso questa tipologia e abbiamo cercato di conquistare sempre più consumatori facendo della qualità e della convenienza i nostri punti forti ma anche avvicinandoci ai clienti italiani e alle loro esigenze in fatto di spesa".

Come è stato attuato questo "adattamento"?

"Il 2010 potremmo definirlo l’anno del cambiamento. L’anno nel quale abbiamo cominciato a elaborare una strategia per il nostro assortimento di prodotti puntando sempre più su referenze italiane e compatibili con le esigenze e i gusti dei consumatori. Il passo successivo è arrivato tre anni dopo quando abbiamo lanciato la grande campagna pubblicitaria di "Lidl Anch’io" che, grazie a una serie di investimenti, ha portato a una svolta sia nell’offerta che nei punti vendita, resi più luminosi, ampi e accoglienti rispetto al format iniziale più spartano ed essenziale".

Oggi che cos’è Lidl Italia?

"Un’insegna al quinto posto nel mercato della grande distribuzione organizzata con una quota del 5,2%, in costante crescita anche in questi ultimi, difficili anni caratterizzati prima dalla pandemia e poi dall’aumento dell’inflazione e dai rincari delle materie prime e dell’energia che hanno eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Potere che abbiamo difeso grazie al fatto di avere oltre l’80% delle nostre più di 3500 referenze a marchio proprio – scelta che abbiamo fatto per primi e poi è stata seguita da tutte le insegne della Gdo - e quindi con un controllo e una gestione dei prodotti sia dal punto di vista dei costi sia da quello della qualità e della sicurezza per la salute. Prodotti oggi che, a partire dal nostro marchio "Italiamo", sono l’espressione del made in Italy".

Di cui siete promotori nel mondo?

"Indubbiamente. Per le piccole e medie imprese italiane piuttosto che i produttori di Coldiretti, con cui abbiamo stretto una partnership dal 2018, significa avere una grande vetrina internazionale rappresentata dai circa 11.900 punti vendita Lidl nel mondo e che permette all’export del made in Italy un fatturato aggiuntivo di 2 miliardi di euro".

Quali sono i punti salienti del nuovo piano triennale?

"Investiremo nel triennio circa 1,5 miliardi di euro per aprire 150 nuovi punti vendita che creeranno oltre 6mila nuovi posti di lavoro, primo passo per arrivare a 1000 store entro il 2030".

Una crescita all’insegna della sostenibilità?

"Siamo convinti che se la vogliamo duratura la crescita debba essere per forza sostenibile sia dal punto di vista sociale sia ambientale. Per questo abbiamo progetti ambiziosi per la riduzione sia delle emissioni dirette e indirette sia per quella della plastica degli imballaggi. Oltre a proseguire gli investimenti in energie rinnovabili con l’autoproduzione grazie ai pannelli fotovoltaici installati nei punti vendita piuttosto che con una flotta sempre più green con l’alimentazione dei mezzi a biometano o con l’elettricità per cui abbiamo iniziato con i primi tre camion ad alimentazione elettrica".

Che Lidl Italia vede nel futuro?

"Immagino i prossimi 30 anni ricchi di traguardi che segneranno il nostro percorso di miglioramento continuo con la volontà di essere sempre più il punto di riferimento per la spesa degli italiani, un datore di lavoro attrattivo e una realtà in grado di portare valore aggiunto nei territori in cui opera quotidianamente. Questa è la nostra missione".