Mercoledì 24 Aprile 2024

Se innovazione fa rima con maggiore occupazione

Andrea Splendiani

Andrea Splendiani

INNOVAZIONE fa rima con occupazione. A dirlo è una ricerca pubblicata di recente dalla associazione Italian Tech Alliance, che riunisce soggetti come i venture capital, i business angel e i family office che investono solitamente in imprese innovative. L’indagine è stata realizzata in collaborazione con Egon Zehnder, multinazionale specializzata nella ricerca di manager per le imprese, e rivela che nell’ultimo anno c’è stata una forte crescita delle assunzioni nelle aziende classificate come "innovative" e nelle cosiddette startup (cioè in quelle realtà imprenditoriali ancora in fase di avviamento che hanno notevole potenzialità di crescita e che per questo ricevono il sostegno di finanziatori come i venture capital). "Il primo dato interessante che emerge dalla ricerca è senza dubbio quello relativo alla crescita dai posti di lavori creati dalle startup, che hanno continuato ad assumere nonostante il perdurare della pandemia e i venti di crisi economica", ha detto commentando i dati Francesco Cerruti (nella foto a sinistra), direttore generale di Italian Tech Alliance.

In particolare, lo scorso anno il 78,5 % delle aziende intervistate dagli autori dell’indagine ha assunto nuove risorse, con una crescita dell’8,5% rispetto al 2020, quando la quota di aziende che aveva reclutato nuovo personale aveva raggiunto il 70%. Un altro dato interessante è che circa un terzo (31%) delle società che ha effettuato nuove assunzioni ha registrato una crescita dell’organico ben consistente, pari o superiore al 50%. Ingegneri, ricercatori e sales sono le figure professionali più ricercate mentre l’età media del personale delle startup è di 36 anni, con il 52% delle risorse impiegate che ha meno di 35 anni. "Nell’ultimo anno abbiamo assistito a un’accelerazione della domanda di talento in posizioni manageriali chiave", hanno detto Fabrizio D’Eredità e Andrea Splendiani, consulenti di Egon Zehnder, i quali hanno sottolineato un altro aspetto emerso dall’indagine: i fondatori delle startup e delle imprese innovative, che il più delle volte sono anche i capi delle società, sono alla ricerca di figure senior, sia in area tecnica che commerciale che consentirebbero alle aziende di fare un salto dimensionale, soprattutto su scala internazionale.

Si crea così un mix di fattori concomitanti: da un lato gli stessi fondatori sono sempre più aperti a fare un passo "laterale" per accogliere nuova managerialità ed esperienza oggi non presente nell’ azienda; dall’altro i manager qualificati, in alcuni casi residenti all’estero e aperti a un eventuale rientro in Italia, sono più pronti a confrontarsi con realtà meno strutturate come sono appunto le startup, dove possono esprimere maggiormente la loro imprenditorialità. "Siamo dunque in presenza di chiari segnali di un possibile cambio di passo in termini di qualificazione e sviluppo di imprese innovative e del loro ecosistema", hanno aggiunto D’Eredità e Splendiani. Per quanto riguarda i talenti femminili all’interno delle aziende coinvolte nell’analisi, i dati risultano sostanzialmente in linea con quelli sull’occupazione delle donne in posizioni apicali in Italia. Nel complesso, il 65% delle startup ha infatti almeno una esponente del gentil sesso all’interno del management team, mentre le risorse al femminile rappresentano in media il 23,5% del totale. In altre parole, circa un quarto dei membri dei management team è donna; un dato che gli autori della ricerca considerano certamente migliorabile ma comunque in crescita rispetto al 2020, quando il rapporto tra donne e uomini, riferito sempre ai management team, era di uno a cinque.