"NON È MAI troppo tardi per permettere agli anziani, anche a quelli di età più avanzata, di realizzare appieno le loro potenzialità e abilità residue". Ne è convinto Raul Cavalli (nella foto), direttore generale di Coopselios.
Qual è l’andamento del settore dei servizi di welfare?
"È un periodo molto sfidante. Sta cambiando la società e, conseguentemente, i bisogni. Ad esempio ci occupiamo molto di più dei disturbi specifici dell’apprendimento e dell’attenzione o legati alla sfera autistica. Un tempo erano disturbi classificati come peculiarità di una persona, oggi sono considerate patologie".
Tra i progetti che state mettendo in campo quali sono quelli di maggior interesse?
"Quelli legati alle attività riabilitative geriatriche, perché pensiamo che i nostri anziani vivano una condizione di non autosufficienza anticipata e valga la pena di investire anche nella riabilitazione della quarta età, quella più avanzata, che ha comunque ampie chance di recupero".
Quali sono i risultati?
"Attraverso la presa in carico delle condizioni dei più anziani, il nostro scopo è aiutarli a risvegliare le loro abilità residue e permettergli di vivere meglio gli ultimi tempi della vita, in maniera più vigile e lucida, ottenendo molte soddisfazioni".
Non è mai troppo tardi, quindi, per vivere al 100% delle proprie potenzialità?
"Esatto. Noi abbiamo un approccio possibilista non rinunciatario. La riabilitazione geriatrica ha spazi enormi per conquistare qualità di vita e abilità residue, lasciate spesso intentate a causa di stereotipi culturali".
Qual è il settore più in crisi del welfare?
"Senz’altro quello degli anziani. Quello attuale è un momento importante in cui si sta cercando di ripensare il funzionamento del sistema e auspichiamo venga fatto buttandosi alle spalle ideologie e aspettative di un passato in cui gli anziani erano memoria storica e sostentamento dei familiari mentre, oggi, purtroppo, per molte famiglie sono fonte di oneri. Oggi una persona è anziana a 80 anni, non più a 75 e ha molti bisogni sanitari più che sociali, a cui fornire risposte che le famiglie non sono più in grado dare".
Quali sono i problemi post-pandemia?
"La pandemia è stata, in realtà, la ciliegina sulla torta di una fase non breve in cui il Paese ha dimenticato i bisogni della popolazione anziana per almeno un decennio, sottofinanziando il settore, riducendo le risorse e polverizzando gli interventi che, alla fine, hanno perso di efficacia".
Qual è la soluzione?
"Bisogna tornare a fare sistema tra il pubblico e il privato, farli giocare insieme per affrontare sfide enormi in uno scenario in cui le risorse sono sempre inadeguate".