Azioni quotate in Borsa o bond e titoli di Stato? Tra queste due alternative, da qualche mese a questa parte c’è una terza possibile strada da battere, almeno per quegli investitori che hanno maggiori disponibilità di danaro. Piuttosto che proporre i tradizionali fondi azionari, obbligazionari o bilanciati, l’industria del risparmio gestito ha estratto infatti dal cilindro una nuova categoria di prodotti. Si chiamano Eltif (European long term investment fund), e sono fondi che investono buona parte del loro portafoglio in titoli di piccole e medie imprese, italiane o europee, non quotate in borsa né su altri mercati regolamentati. Mentre i tradizionali fondi comuni acquistano le azioni o le obbligazioni negoziate ogni giorno sui listini internazionali, gli Eltif operano invece come fondi chiusi, che sono sottoscrivibili soltanto in un determinato arco temporale e che nella comunità finanziaria vengono classificati di solito come private equity e private debt. Si muovono cioè fuori dalla borsa e prestano i loro soldi o entrano nel capitale di aziende non quotate (per lo più di medie dimensioni), che hanno un alto potenziale di crescita. L’obiettivo è raccogliere i frutti dell’investimento in un orizzonte di tempo medio-lungo, cioè nell’arco di almeno 5-7 anni, proprio perché i titoli e le partecipazioni acquistate non sono facilmente rivendibili sul mercato nel breve periodo. Si tratta dunque di investimenti con un elevato potenziale di rendimento, anche se non manca l’altra faccia della medaglia: sono investimenti poco liquidi e per questo adatti soprattutto a chi ha un bel gruzzoletto da parte e può permettersi il lusso di tenere ‘congelata’ per un po’ di tempo una parte del proprio capitale. Stiamo parlando nello specifico di quegli investitori che hanno un patrimonio finanziario di almeno 500mila o un milione di euro a testa e che di solito sono clienti del private banking, cioè usufruiscono ...
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