Giovedì 25 Aprile 2024

Inflazione dei prodotti alimentari: in un anno la pasta è aumentata del 77%

Per Federconsumatori, i rincari incidono sui consumi delle famiglie, in particolare quelli di carne e pesce, calati del 16%.

L’inflazione continua a correre e incide soprattutto sui beni alimentari. L’effetto è una riduzione dei consumi: a causa del caro spesa le famiglie sono costrette a un numero sempre maggiore di rinunce. Lo rileva l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che ha registrato tutti gli aumenti subiti dai generi alimentari. A perdere terreno sono, in particolare, la carne e il pesce, il cui consumo è diminuito del 16%. Motivo? I forti rincari a monte (come il caro gasolio per i pescherecci e gli aumenti dei costi degli allevamenti) che si sono scaricati sui prezzi al dettaglio. Ma l’inflazione modifica anche le abitudini di consumo delle famiglie.

La preferenza, per quanto riguarda verdure e ortaggi, va a quelli più convenienti, mentre primizie e frutti esotici rimangono più a lungo del solito sui banconi dei supermercati e dei negozi. Inoltre, la merce prossima alla scadenza, messa in vendita a prezzi scontati, finisce sempre per prima. Non sono esenti dall’impennata dei prezzi nemmeno i prodotti legati alla cura della persona e alla salute. Secondo Federconsumatori “a incidere sugli aumenti e sulle conseguenti rinunce” non sono soltanto “i costi delle materie prime e del trasporto dei beni alimentari”. In molti casi, si legge nella nota dell’associazione dei consumatori, “rileviamo inaccettabili fenomeni speculativi che abbiamo prontamente denunciato all’Antitrust”.

Tuttavia non sono soltanto i prodotti più costosi a subire i rincari, come carne e pesce, ma anche quelli meno costosi che rappresentano la base della dieta della maggior parte delle persone. Si tratta della pasta, del pane, delle uova, della verdura e dei formaggi. Anzi, sono proprio questi i prodotti che hanno registrato gli aumenti più significativi. La pasta in un anno è rincarata del 77%, la farina del 63%, l’olio extravergine del 28% e il pane del 25%. Ma l’analisi di Federconsumatori non si ferma al confronto tra 2021 e 2022 e ricostruisce la dinamica dei prezzi da prima dell’introduzione dell’euro nel 2002.

L’aumento più alto riguarda la passata di pomodoro in bottiglia, il cui prezzo è cresciuto del 173%: se nel 2001 costava 0,62 euro, quest’anno ne costa 1,69. Pure le patate sono state interessate da rincari importanti. Nello stesso periodo il prezzo è cresciuto del 171%, passando da 0,62 euro al chilo a 1,68. Nessuno dei prodotti monitorati da Federconsumatori ha registrato un aumento inferiore al 21%. Gli spaghetti sono cresciuti addirittura del 290%: se nel 2001 per comprarne una confezione da un chilo si spendevano 0,86 euro, quest’anno se ne spendono 2,90.

“È necessario un intervento urgente del Governo per sostenere il potere di acquisto e i redditi, specialmente delle famiglie meno abbienti, nonché per contrastare con decisione le speculazioni in atto, specialmente nel comparto dei carburanti e dell’alimentazione” conclude la nota di Federconsumatori.