LA 66ª EDIZIONE dell’Eurovision Song Contest visto all’opera la settimana scorsa sul palco del Palaolimpico di Torino alcune delle più grandi aziende dello spettacolo italiano. Tra esse Giò Forma, lo studio interdisciplinare fondato da Cristiana Picco, Florian Boje e Claudio Santucci, che in 25 anni d’attività s’è fatto un nome nel campo dell’architettura e dell’entertainment design. Dal progetto dell’Albero della Vita per l’Expo 2015 ai concerti di Tiziano Ferro, al palco del Papa in occasione della visita pastorale a Monza. Segnando, in questi anni difficili, un trend in controtendenza. "Nonostante la pandemia abbia fatto precipitare nei nostri bilanci l’incidenza delle produzioni live dal 25% al 3%, il fatturato annuale di Giò Forma è passato dai 1.988.915 euro del 2019, ai 2.771.972 del 2021" spiega Santucci. "Questo grazie allo sviluppo delle varie attività di un settore in cui c’è sempre più interazione e multidisciplinarietà. Abbiamo trasferito, infatti, il nostro modo di agire e di pensare nel mondo dello spettacolo e del design in campi non proprio nostri come quello dell’architettura". Il fermo del mondo dello spettacolo, insomma, vi ha fatto guardare verso nuove direzioni. "Sì, la crisi s’è rivelata un’opportunità. Invece di metterci in una fase di attesa della ripresa, abbiamo scelto di ripensare il nostro lavoro provando a guardarlo pure da altre angolazioni. Qualche coincidenza e un po’ di fortuna ci hanno spinto verso l’architettura, con commissioni soprattutto dall’Arabia Saudita dove al momento ci sono grandissimi investimenti in questo campo". Cosa cercano i sauditi? "Sono interessati alla costruzione di edifici con un’alta capacità comunicativa. La Maraya Concert Hall di Al Ula, provincia desertica nel nord-ovest del paese a 325 chilometri da Medina, è, ad esempio, un edificio rivestito da 9.740 metri quadrati di specchi che gli consentono di mimetizzarsi col suggestivo paesaggio roccioso circostante. Abbiamo vinto la gara adattando a quella ...
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