Giovedì 25 Aprile 2024

"Idee nuove per risorgere È il pubblico la nostra forza"

NEL MITO la fenice rinasce dalle proprie ceneri. Ma anche la Fenice, intesa come il meraviglioso Gran Teatro, gioiello di Venezia, ha dovuto rinascere dopo la pandemia: "Dalla fine di ottobre, quando abbiamo potuto ritrovare la capienza completa, abbiamo visto un ritorno affettuoso del pubblico: tutti gli spettacoli hanno registrato dal 95 al 100 per cento di presenze. Certo, c’è la sensazione di trovarci di fronte a un mondo nuovo e l’errore più clamoroso sarebbe pensare di ripartire come prima", sottolinea Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico

Maestro Ortombina, due anni fa le prime chiusure dei teatri...

"E l’anno scorso, a questa data, eravamo ancora chiusi. Alla Fenice, nel 2020, abbiamo dovuto cancellare almeno cento rappresentazioni, ciascuna delle quali contava un migliaio di spettatori e decine di artisti scritturati. Basta solo questo per rendersi conto di quale perdita".

Come avete affrontato lo stop forzato?

"Il primo pensiero è stato per i lavoratori. Abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione: difficile da accettare, ma assolutamente inevitabile. Durante le chiusure, abbiamo proposto di appuntamenti in streaming per mantenere un filo diretto, e credo che questo ora ci ripaghi".

E alla riapertura?

"La prima è stata molto limitata, con capienza al 30% e distanziamento sia fra gli spettatori che sul palco. Non potevamo, per esempio, proporre operecon troppi interpreti e figuranti sul palco. Abbiamo allora studiato una serie di produzioni che consentissero di rispettare i protocolli sanitari per far rientrare al lavoro la maggior parte degli artisti e degli addetti. Poi ci siamo chiesti: ma il pubblico tornerà? Ebbene, la risposta ci ha gratificato".

Cosa la colpisce?

"Innanzitutto mi commuove la civiltà degli spettatori che si sottopongono pazientemente a file e attese per i controlli: questa passione denota un senso di partecipazione civile alla guerra contro la pandemia. E poi ho trovato molto accogliente la reazione del pubblico verso alcune scelte estetiche e drammaturgiche che abbiamo dovuto assumere per rispettare tutte le regole: idee nuove che anni fa sarebbero state bocciate dai nostalgici, oggi invece vengono comprese e accettate".

Lei parla di un ‘mondo nuovo’ anche nel teatro. A cosa si riferisce?

"Il nostro intento primario è andare incontro alla gente. Per esempio, in questa stagione, rispetto al pre-pandemia, abbiamo invertito i fattori: prima il cartellone era composto al 65% di opera e al 35% di concerti, ora è il contrario. I concerti di solito costituiscono un impegno inferiore, anche economico, sia per gli spettatori che per il teatro. Dobbiamo essere il più possibile inclusivi, creando ogni occasione possibile perché il teatro possa essere sempre pieno e perché il pubblico senta la Fenice come la sua casa".

Essere inclusivi significa anche praticare prezzi più accessibili?

"Certo, anche questo, e pensare a produzioni con costi praticabili, capendo che non è più il mondo di qualche anno fa".

Come vede la prospettiva?

"Penso che il Pnrr sia una grande occasione per consolidare il ruolo della cultura nella strategia generale dello Stato, e per pensare la cultura non solo come un costo, ma come una risorsa. Nella legge di bilancio 2022 sono stati già previsti 150 milioni per ricapitalizzare le fondazioni liriche. Ciascuno di noi, nella propria casa, deve sentire bene il polso del pubblico e andargli incontro".