NEL MITO la fenice rinasce dalle proprie ceneri. Ma anche la Fenice, intesa come il meraviglioso Gran Teatro, gioiello di Venezia, ha dovuto rinascere dopo la pandemia: "Dalla fine di ottobre, quando abbiamo potuto ritrovare la capienza completa, abbiamo visto un ritorno affettuoso del pubblico: tutti gli spettacoli hanno registrato dal 95 al 100 per cento di presenze. Certo, c’è la sensazione di trovarci di fronte a un mondo nuovo e l’errore più clamoroso sarebbe pensare di ripartire come prima", sottolinea Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico Maestro Ortombina, due anni fa le prime chiusure dei teatri... "E l’anno scorso, a questa data, eravamo ancora chiusi. Alla Fenice, nel 2020, abbiamo dovuto cancellare almeno cento rappresentazioni, ciascuna delle quali contava un migliaio di spettatori e decine di artisti scritturati. Basta solo questo per rendersi conto di quale perdita". Come avete affrontato lo stop forzato? "Il primo pensiero è stato per i lavoratori. Abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione: difficile da accettare, ma assolutamente inevitabile. Durante le chiusure, abbiamo proposto di appuntamenti in streaming per mantenere un filo diretto, e credo che questo ora ci ripaghi". E alla riapertura? "La prima è stata molto limitata, con capienza al 30% e distanziamento sia fra gli spettatori che sul palco. Non potevamo, per esempio, proporre operecon troppi interpreti e figuranti sul palco. Abbiamo allora studiato una serie di produzioni che consentissero di rispettare i protocolli sanitari per far rientrare al lavoro la maggior parte degli artisti e degli addetti. Poi ci siamo chiesti: ma il pubblico tornerà? Ebbene, la risposta ci ha gratificato". Cosa la colpisce? "Innanzitutto mi commuove la civiltà degli spettatori che si sottopongono pazientemente a file e attese per i controlli: questa passione denota un senso di partecipazione civile alla guerra contro la pandemia. E poi ho trovato molto accogliente la reazione del ...
© Riproduzione riservata