Mercoledì 24 Aprile 2024

"Esplode lo streaming ma solo pochi guadagnano"

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EFFETTO PANDEMIA sullo streaming. Otto anni fa il numero degli abbonati ai servizi di piattaforme come Apple Music, Spotify, YouTube Music, Pandora, Amazon Music, Tidal e Deezer erano 7,9 milioni, oggi sfiorano i 524. Una clamorosa rivoluzione digitale su cui l’isolamento ha avuto l’effetto detonante di cui parla Mario Lavezzi (nella foto), presidente del consiglio di sorveglianza Siae, ma soprattutto autore di primissimo piano della canzone italiana. Lavezzi, cosa succde? Sono cambiate le abitudini di consumo?

"Assolutamente. L’avvento del digitale ha cambiato il mondo. Prima mille streaming fruttavano un euro, quindi per incassarne 10mila dovevi arrivare 10 milioni di streaming. Ora la Siae ha firmato con Spotify un contratto che incrementa quella cifra del 25 per cento. Anche se i guadagni vanno principalmente al proprietario del master e solo una percentuale minima arriva nelle casse Siae quale diritto d’autore".

I problemi sul campo sono tanti.

"Non è ammissibile che un’azienda da 250 miliardi di dollari come Google continui a pagare i contenuti il minimo possibile. Basta pensare che ogni visualizzazione su YouTube viene pagata 0,007 centesimi. Niente o quasi. Siae con le sue consorelle tedesche e francesi sta cercando di fare muro. Dall’America minacciano di togliere tutti i contenuti, ma gli andrebbe chiesto: poi fateci sapere cosa mettete in rete".

Sulle vendite del supporto fisico ci sono maggiori guadagni?

"Dipende dal contratto che ogni artista ha con la casa discografica. A seconda del tipo di contratto sul fisico viene riconosciuta al diritto d’autore una quota tra il 5 e il 20 per cento, ma anche di più. Mentre sul digitale si tende a ridurre".

Prendiamo un artista medio, quanto arriva in tasca?

"Come detto, in base al nuovo contratto con Spotify ogni 1000 streaming l’etichetta incassa 1,25 euro. Di questa cifra alcuni autori prendono il 20% mentre altri che magari hanno loro etichette, e quindi sono titolari del master, di più perché pagano alle case discografiche solo le spese distribuzione".

Sugli 8 milioni di artisti presenti su Spotify, nel 2021 solo 1.000 hanno incassato più di un milione.

"Parliamo di quelli dal miliardo di streaming. Guardando in casa nostra, alla Siae su 106 mila iscritti quelli che guadagnano più di 50mila euro sono 1.500. E quelli che guadagnano più di 100 mila circa 150. Per avere un’idea, la mia prima canzone è stata ‘Il primo giorno di primavera’, era il ’68 e avevo 21 anni. Ebbe successo, vendendo oltre un milione di singoli. E coi proventi di quel pezzo, mio padre mi fece comprare tre monolocali. Oggi sarebbe impensabile".

Secondo analisti americani, per ottenere un’entrata accettabile da Spotify bisogna piazzarsi tra i 9 mila artisti più suonati. Il nulla rispetto agli 8 milioni.

"Non c’è guadagno. Oggi puoi solo cercare visibilità dei social e puntare sul live".

Com’è possibile che Tidal paghi quattro volte di più di Spotify e quasi 12 volte di più di Deezer?

"Probabilmente per allargare il parco degli artisti che pubblicano sulla loro piattaforma. Un po’ come fanno le compagnie telefoniche che vanno in gara al ribasso per aumentare la clientela. È evidente che più la piattaforma è potente e meno bisogno ha di allettare i clienti".