Giovedì 25 Aprile 2024

Contrabbando, una piaga che danneggia tutti

A QUALCUNO potrebbe sembrare un fenomeno desueto e, parlando di contrabbando di sigarette, a molti tornerà in mente, al massimo, la bancarella di Sophia Loren nel film ‘Ieri, oggi e domani’. E, invece, la vendita sottobanco di derivati tradizionali del tabacco, liquidi da inalazione per sigarette elettroniche (eLiquid) e stick di tabacco riscaldato (Thp) resta, nel nostro come in molti altri Paesi, "un fenomeno criminale diffuso". Che, secondo la quinta edizione del Report annuale stilato sull’argomento dall’Università di Trento in collaborazione con Bat Italia, rimane ad oggi un nemico concreto "tanto per l’Erario e per la salute dei consumatori quanto per gli operatori della filiera tabacchicola e per i tabaccai". Questo anche se, fortunatamente, l’opera di sensibilizzazione dei consumatori portata avanti da produttori e Governo italiano ha condotto, tra 2020 e 2021, a una diminuzione del 38% della sua incidenza su base nazionale. In un Belpaese in cui, ora, la quota di tabacchi di contrabbando ammonta al 2,2% del totale consumato (27esimo dato su 30 nazioni censite), contro i preoccupanti 29% della Francia e 24% della Grecia.

Non si deve, però, abbassare la guardia, perché, come spiega Alessandro Bertolini, Vice Presidente di Bat Italia e responsabile affari legali e relazioni esterne per il Sud Europa, "l’elevata inflazione, la crisi energetica e il conflitto russo-ucraino potrebbero favorire una ripresa del fenomeno nei prossimi anni". Senza contare i potenziali effetti di espulsione dei ceti meno abbienti dai canali di distribuzione legali legati a una crescita dei costi al consumo che, nel 2020, è stata di 2,6 punti percentuali superiore a quella media dei prezzi dei generi di prima necessità. Ma quali sono i centri nevralgici del contrabbando italiano di sigarette? Chiaramente, come avviene da sempre, gli scali portuali. A partire dallo storico hub di Napoli, dove, secondo la ricerca alla quale ha contribuito la costola italiana della British American Tobacco, "le bancarelle nelle zone di mercato rimangono la modalità di vendita privilegiata, ma non mancano venditori ambulanti che frequentano le zone della movida o l’esterno delle attività commerciali".

Ma, se è vero che la maggioranza dei flussi illeciti di tabacchi non domestici viene dall’Est Europa e dai Balcani (per il 33% del totale, con la punta di una Slovenia che pesa da sola per il 16,9%), le vere capitali nostrane del contrabbando restano i capoluoghi friulani e giuliani di Udine (33,8% dei traffici extra Ue) e Trieste (21,5%). Tenendo presente che oltre la metà dei sequestri (56,6%) nel nostro Paese appartiene alla categoria delle illicit whites, marchi prodotti lecitamente in Paesi non comunitari e destinati in massima parte proprio al mercato illecito nei Paesi dell’Ue.

Inoltre, va notato che quest’anno, per la prima volta, in cima alla classifica si trovano anche città del Nord Italia come Modena (terza con un’incidenza di illicit whites del 50%), Savona e Rimini (sesta e ottava con il 33,3%). E, nonostante le 1.824 operazioni di contrasto portate a termine nell’ultimo anno dalla Guardia di Finanza (soprattutto tra la Campania, le aree portuali del Friuli-Venezia Giulia, di Palermo, della Liguria e la Lombardia), per il prossimo futuro va considerata anche la minaccia che corre lungo i nuovi canali del contrabbando online. Con particolare riferimento, in questo caso, agli internet shop di liquidi da inalazione, stick Thp e dispositivi Thp operanti illecitamente.

Lorenzo Pedrini