Giovedì 25 Aprile 2024

La sfida del gas. Chicco Testa: "Liberi da Mosca in 5 anni. Ma quanto tempo perso"

Il manager esperto di energia invoca una strategia europea per chiudere il rubinetto di Putin. "L’Italia poteva diventare l’hub meridionale del gas, Emiliano e il M5s si opposero"

Una manifestazione contro il gasdotto Trans-Adriatico, il cosiddetto Tap

Una manifestazione contro il gasdotto Trans-Adriatico, il cosiddetto Tap

"All’Italia serviranno cinque anni per diventare indipendente dal gas russo". Il traguardo, dunque, non è dietro l’angolo, secondo Chicco Testa, manager esperto di energia. Che lamenta: "Quanto tempo perso".

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Testa, importiamo il 40% del nostro fabbisogno da Mosca: vincolarci in questo modo a un solo Paese non è sbagliato a prescindere?

"Col senno di poi è facile dirlo. La Russia appariva un partner affidabile. Però, siamo venuti meno a uno dei precetti della politica energetica nazionale dalla crisi del 1973 in poi: diversificazione dei combustibili e dei Paesi di importazione".

Draghi è volato in Algeria per potenziare il flusso del Transmed. Quanto nuovo gas possiamo importare sfruttando i gasdotti in funzione?

"Alcuni miliardi di metri cubi con il Tap e circa dieci dall’Algeria. Ma il problema è un altro: l’Algeria, questi 10 miliardi di metri cubi, non li ha. Servono investimenti per estrarlo e non so bene quanto tempo ci vorrà".

Quali sono, invece, i tempi per aumentare l’import via Tap?

"Due-tre miliardi di metri cubi si possono ottenere subito. Per il raddoppio del gasdotto, invece, servono tre o quattro anni. Se ripenso a quel progetto...".

Quale?

"Si parlava di fare dell’Italia l’hub meridionale del gas, ma i 5 Stelle e il governatore della Puglia, Emiliano, si misero di traverso. Quanto tempo perso. Gli stessi si opposero anche ai rigassificatori".

A proposito, il gas liquido Usa è un’alternativa praticabile?

"Sì. Il problema semmai è l’insufficiente capacità dei rigassificatori esistenti. Ne servono degli altri per riuscire a sfruttare i 10 miliardi di metri cubi che potrebbero arrivare dall’America".

È un gas più caro di quello russo. Vale la pena rinunciare a condizioni convenienti per motivi geopolitici?

"Assolutamente sì. Non possiamo dare (a livello europeo, ndr ) un miliardo al giorno a Putin".

Quali altri alternative abbiamo per procurarci energia?

"Serve più coraggio in Adriatico. La norma delle 12 miglia e il Pitesai frenano l’estrazione".

A quali volumi stiamo rinunciando?

"Circa 3 miliardi di metri cubi di gas estraibili da pozzi esistenti già entro il 2023. Poi, bisogna pensare a nuove estrazioni".

A chi va imputata l’inerzia?

"Ai 5 Stelle, ma le responsabilità sono trasversali. Due mesi fa Letta ha scritto su Twitter che dobbiamo rinunciare al gas".

Al momento ci basterebbe emanciparci dal gas russo. Un Paese piccolo come la Lituania ci è riuscito, Calenda sostiene che riaprendo le centrali a carbone l’Italia ce la può fare in un anno. È verosimile?

"Servono almeno cinque anni. Senza considerare le ripercussioni economiche".

L’embargo si farà?

"Il cuore direbbe di sì, ma è difficile rinunciare completamente all’import da Mosca".

Sull’energia è possibile una politica europea?

"È necessaria. Qualcuno in funzione della transizione energetica voleva escludere gas e nucleare dalla strategia Ue. Prendiamone atto: dipenderemo dai combustibili fossili per decenni. E oggi chi ha il nucleare, come la Francia, se lo tiene stretto".

Il nucleare è una strada percorribile anche per l’Italia?

"Non nel breve termine, ma la politica energetica non si fa mai nel breve termine. Quindi sì".

Però gli italiani nei sondaggi continuano a opporsi.

"Magari dopo due anni di bollette come quelle di oggi cambiano idea".