Green deal, sì del parlamento Ue. "Emissioni tagliate del 55%"

Passa il piano per un'Europa a impatto zero entro il 2050. Dal Fondo per la transizione giusta l'Italia riceve 360 milioni ma ne deve versare 900

Inquinamento, emissioni, smog: foto generica  (Pianetafoto)

Inquinamento, emissioni, smog: foto generica (Pianetafoto)

 Strasburgo, 15 gennaio 2020 -  Dopo l'annuncio della Commissione europea ("Mille miliardi in dieci anni per il green deal"), oggi arriva il via libera dal Parlamento europeo al piano Ue per la neutralità climatica entro il 2050. Gli eurodeputati, nella risoluzione adottata con 482 sì, 136 no e 95 astensioni, chiedono un obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 invece del taglio del 40% attualmente previsto. 

Il Parlamento Ue sostiene il Green Deal europeo e ne sottolinea le sfide. Respinti gli emendamenti dei Conservatori che chiedevano di considerare anche il gas e il nucleare fra le fonti energetiche da sostenere con gli investimenti.

Quanto riceve (e quanto paga) l'Italia

Il nuovo Fondo per la transizione giusta da 7,5 miliardi di euro, presentato ieri dalla Commissione europea, destinerà all'Italia circa 360 milioni di euro. Tuttavia l'Italia, essendo un contributore netto al bilancio europeo, dovrà versarne circa 900 milioni di euro per alimentare il fondo. Questo è quanto emergerebbe dalle tabelle presentate oggi dall'esecutivo Ue agli ambasciatori degli Stati membri. Alla Polonia andranno invece 2 miliardi.

Legambiente: ecco le 170 opere prioritarie

Sono 170 le opere pubbliche individuate da Legambiente per fare aprire i cantieri e rilanciare investimenti e occupazione. L'associazione fa sapere di aver realizzato un elenco "certosino, suddiviso per Regione e per tipologia di intervento - messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture - di opere grandi, medie o piccole che consentirebbero agli italiani di vivere meglio". Alla luce del piano presentato dalla Commissione europea, "una parte importante di queste risorse deve finanziare il Green New Deal italiano, dando priorità a queste 170 opere", osserva il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.

I criteri per la loro selezione sono "l'utilità per i cittadini e i territori, il miglioramento della sicurezza sismica, idrogeologica e sanitaria, l'innovazione nel sistema della mobilità, un minore consumo delle risorse naturali e di materia, la transizione energetica".

Qualche esempio? Si va dalla bonifica delle falde delle province di Vicenza, Padova e Verona dai Pfas (acidi perfluoroacrilici) per garantire l'acqua potabile alla messa in sicurezza della falda acquifera inquinata del Gran Sasso in Abruzzo, dalla bonifica in Calabria di oltre 10 milioni di metri quadrati di coperture in eternit alla diga sul Metramo "ancora incompiuta nonostante abbia inghiottito un mare di denaro pubblico".

In Veneto un quarto degli interventi ritenuti urgenti nel 2010 per la mitigazione del rischio idrogeologico è ancora da cantierare, ricorda Legambiente aggiungendo che in Campania, pur essendoci finanziamenti disponibili, i Comuni non riescono a individuare i siti e realizzare gli impianti necessari per far funzionare il ciclo dei rifiuti mentre Roma aspetta, da oltre vent'anni, l'avvio dei lavori per gli ultimi 10 chilometri dell'anello ferroviario.

Il dossier individua anche 11 emergenze nazionali in attesa di risposte concrete. "Vista la crisi climatica e i limiti di bilancio è necessario scegliere le priorità - spiega Ciafani - che farebbero aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture, produrre un salto di qualità nella modernità".

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