Sabato 4 Maggio 2024

Come sta Acqua azzurra, la società (in liquidazione) che amministra i brani di Lucio Battisti

Le intricate vicende della società che detiene i diritti delle canzoni del grande artista. Coinvolti moglie, figlio e Mogol

Battisti e Mogol

Battisti e Mogol

Roma, 22 novembre 2023 – “Al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti” cantava Lucio Battisti, ed era stato fin troppo ottimista. Già perché in realtà la srl che da più di mezzo secolo gestisce i diritti dei capolavori suoi e di Mogol, di cedole ai soci non ne stacca da sei anni. 

Una gallina dalle uova d’oro

Eppure di soldi ce ne sarebbero. La Edizioni musicali Acqua azzurra srl nel 2020 fatturava ancora 1.076.389,00 euro. Nel 2022 il fatturato si è ridotto, ma di pochissimo: 712.088 euro. Non male per una società che, per statuto, campa di rendita. E’ stata fondata infatti nel 1969 per gestire i diritti di sfruttamento dei brani della coppia d’oro Mogol-Battisti, solo che a febbraio del 1980, con la pubblicazione del singolo ‘Con il nastro rosa’, la produzione si è interrotta per mai più riprendere. Così quell’ultimo successo (Inseguendo una libellula in un prato / un giorno che avevo rotto col passato) è rimasto nei fatti il ‘The end’ produttivo dell’azienda, che da allora si limita ad amministrare il suo patrimonio. Che poi, dici niente:  “Mi ritorni in mente”, “7 e 40”,  “Emozioni”, “Fiori rosa fiori di pesco”,  “Eppur mi son scordato di te”... “La canzone del sole”! Quanti diritti può generare in un giorno la canzone del sole? 

Una gestione conservativa

Il punto è proprio questo. Durante gli anni della sua gestione in qualità di amministratrice unica la vedova di Battisti, Grazia Letizia Veronese, ha portato avanti una politica aziendale conservazionista, preservando le canzoni del marito e di Mogol da una sovraesposizione e da uno sfruttamento selvaggio. Opponendosi all’utilizzo in spot e film e intentando cause contro festival e affini che si rifacessero al nome e all’opera del marito. 

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La causa-madre

Giulio Rapetti, in arte Mogol, ovvio che non fosse molto d’accordo. Così intentò una causa per mancati guadagni contro la Acqua Azzurra srl e la vinse, nel 2016. Ottenendo 2 milioni 651.495 euro (ne aveva chiesti 8), più gli interessi e le spese legali, per via dell’ostracismo “opposto dalla vedova Battisti a qualsiasi utilizzo, promozione e celebrazione di brani del marito, e in particolare ha ritenuto illegittimo il rifiuto delle proposte di sincronizzazione in spot pubblicitari e colonne sonore di film delle note canzoni del repertorio Mogol-Battisti”.

Gli anni in tribunale (mai finiti)

Tutto finito? Macché, fu soltanto la più celebre di una serie di cause. Sono fiorite, infatti, negli anni, citazioni in giudizio di tutti contro tutti, con condanne, assoluzioni, lodi, appelli e carte bollate che nei fatti hanno ingessato l’attività dell’azienda e continuano a farlo. Tant’è che nel 2017, non avendo più amministratori, la ‘Acqua azzurra srl’ è stata messa in liquidazione e affidata in mano a un commercialista milanese, Luigi Giovanni Saporito, con l’obiettivo di remunerare i debitori e vendere la società.

Nel frattempo, una vittoria

Almeno un risultato per i fan è arrivato. Nel 2019, infatti, allo scopo di generare utili e quindi assolvere al suo compito, il liquidatore ha rimesso i diritti dei brani amministrati in mano alla Siae, con il primo grande risultato di renderli disponibili sulle piattaforme di streaming: Apple, Spotify, Youtube e chi più ne ha. Gli storici brani sono dunque gemmati in rete pronti per essere riascoltati e conosciuti dalle nuove generazioni.

Ma chi sono i proprietari?

L’assetto della Edizioni musicali Acqua azzurra srl non è complicato. Il 56% della società è detenuto dalla Acquilone srl, a sua volta di proprietà del 50% di Grazia Letizia Veronese e dell’altro 50% del figlio Luca Battisti. Gli altri due soci della Acqua azzurra sono la Universal Ricordi per il 35% e Giulio Rapetti in arte Mogol per il restante 9%, attraverso la società ‘L’altra metà srl’. Magro il capitale sociale versato: soli 11mila euro. Ma tanto non ci sono una sede (quella legale è nello studio del liquidatore) o dei dipendenti da sostentare. La liquidazione è stata avviata il 26 gennaio 2017 al tribunale di Milano. Il patrimonio? I diritti di sfruttamento di 123 canzoni contenute in 12 dischi, editi dal 1965 al 1980 e quindi ancora remunerativi, considerando che i diritti di sfruttamento scadono in Italia, per legge, dopo 70 anni dalla pubblicazione: i primi scadrebbero soltanto nel 2035. Di acqua azzurra, anzi dorata, può scorrerne ancora a lungo.

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