Venerdì 26 Aprile 2024

Cuneo fiscale, record italiano Aumentate le tasse sul lavoro

Siamo al quinto posto nei paesi Ocse per lavoratori single e senza figli. "Nel 2022 è salito al 45,9 per cento"

Cuneo fiscale, record italiano  Aumentate le tasse sul lavoro

Cuneo fiscale, record italiano Aumentate le tasse sul lavoro

di Elena Comelli

Doppio colpo per i lavoratori, con l’inflazione che abbassa i salari reali e aumenta le tasse sul lavoro. In base al nuovo rapporto dell’Ocse "Taxing Wages 2023", le tasse sul lavoro sono cresciute nel 2022 poiché l’aumento dei salari nominali ha spinto i lavoratori a fasce fiscali più elevate e ha ridotto la loro ammissibilità a crediti d’imposta e altri benefici.

Lo studio mostra anche che mentre i salari nominali sono aumentati, l’elevata inflazione nell’area Ocse ha causato un calo delle retribuzioni in termini reali. Il rapporto si concentra poi sul confronto tra Paesi in relazione al cuneo fiscale sul lavoro, definito come le tasse totali sul lavoro pagate sia dai dipendenti che dai datori di lavoro, meno i benefici familiari, come percentuale del costo del lavoro. Esamina otto diversi tipi di famiglia, che variano in base al livello di reddito e alla composizione della famiglia. Per un singolo lavoratore che percepisce il salario medio, il cuneo fiscale varia dal 53% in Belgio allo 0% in Colombia, con una media del 34,6% in tutta l’Ocse. La percentuale del costo del lavoro pagata come imposta sul reddito delle persone fisiche varia notevolmente tra i Paesi Ocse. I valori più bassi si registrano in Colombia, Costa Rica e Cile (tutti pari a zero), mentre Repubblica Ceca, Grecia, Giappone, Corea, Messico, Polonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Turchia sono anch’essi al di sotto del 10%. La quota più alta si registra in Danimarca (35,5%), mentre Australia, Belgio, Islanda, Irlanda e Nuova Zelanda superano il 20%. Anche la percentuale del costo del lavoro pagata in termini di contributi sociali dai dipendenti varia notevolmente, da zero in Australia, Colombia, Danimarca e Nuova Zelanda al 19% in Slovenia e al 19,2% in Lituania.

In Francia i datori di lavoro pagano il 26,7% del costo del lavoro in contributi sociali, la percentuale più alta tra i Paesi Ocse. In Italia raggiungono il 24%. L’Italia, in particolare, si è confermata al quinto posto nella classifica dei Paesi Ocse che registrano il cuneo fiscale più elevato per i lavoratori single senza figli, dopo Belgio (53%), Germania (47,8%), Francia (47,0%), Austria (46,8%). Nel nostro Paese la differenza tra il costo per il datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal dipendente si attesta al 45,9%.

Al cuneo italiano, nel caso di un lavoratore single con retribuzione media, si arriva sommando il 15,3% di incidenza dell’imposta sui redditi (Ocse 13%), il 6,6% di contributi a carico del lavoratore (Ocse 8,2%) e il 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (Ocse 13,4%). In Italia il salario lordo annuale per un lavoratore single senza figli, quello che si vede in busta paga, è pari a 53.498 dollari a parità di potere d’acquisto dove la media è pari a 52.195 dollari, andando da un massimo di 94.601 dollari della Svizzera a un minimo di 14.644 dollari in Colombia. La retribuzione al netto delle tasse risulta di 38.087 dollari a parità di potere d’acquisto contro i 38.482 dollari della media Ocse, con l’Italia al 19esimo posto.

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