Sabato 27 Aprile 2024

Concerti, prezzi dei biglietti alle stelle. I motivi dei folli rincari

Ascoltare musica dal vivo è sempre più un lusso. Il caso Taylor Swift: un tagliando è arrivato a costare anche più di 1.000 dollari

Roberto Serra / Iguana

Roma, 30 marzo 2023 – I concerti sono diventati, ormai, un vero e proprio lusso. L’esorbitante aumento del costo dei biglietti per ascoltare musica dal vivo è sotto gli occhi di tutti, e il folle rincaro non riguarda più soltanto gli artisti internazionali, ma tocca anche i tanti e più piccoli artisti del panorama italiano.

I concerti: il nuovo lusso

Per averne conferma, basta accedere al sito di TicketOne e dare un’occhiata ai prezzi dei concerti del 2023: per assistere a un concerto di Giorgia in teatro si spendono fino a 100 euro per un solo posto in platea (oppure nel palco reale) e ci sono anche posti che consentono il “solo ascolto”, senza garantire la visione del concerto. Per uno show di Madonna in occasione del suo The Celebration Tour appena annunciato, che farà tappa a novembre 2023 al Mediolanum Forum di Milano, bisogna sborsare tra i 90 e i 250 dollari. Concerto di Gazelle? Anche 70 euro. Un posto in piedi nel settore più distante dal palco all’Autodromo di Monza per il concerto di Bruce Springsteen a luglio costa 100 euro, nel più vicino 150. Anche per vedere i Coldplay a giugno negli stadi da una buona visuale servono almeno cento euro.

Il caso Taylor Swift

Tanto dibattuto anche il caso Taylor Swift, dopo l’annuncio dell’attesissimo Eras Tour, migliaia di persone, già dopo pochi minuti dal lancio del tour non sono riusciti ad assicurarsi il posto, con tantissimi biglietti finiti nel circuito del secondary ticketing, cioè i circuiti di vendita legali dove i prezzi sono ancora maggiori. Un biglietto per assistere al tour della Swift è finito a costare anche più di 1000 dollari.

L’inflazione e il carovita

Le cause da ricercare sono molteplici. Di certo anche in questo caso incidono il caro vita e l’inflazione, i cui effetti stanno ricadendo su tutti i settori nazionali e internazionali, compreso quello della musica dal vivo. Il costo dell’energia e dei carburanti, cresciuto nell’ultimo anno e mezzo a seguito dell’invasione russa in Ucraina, ha inciso in modo significativo anche sull’organizzazione degli eventi. Non ha più lo stesso prezzo spostare tir carichi di scenografie e impianti audio, o bus con tecnici ed entourage. Stessa cosa vale per l’energia utilizzata per l’allestimento di un palazzetto o uno stadio.

Pochi operatori e tecnici

Altra ragione? La mancanza di operatori. Infatti, La pandemia ha costretto molti tecnici rimasti senza lavoro a cambiare professione. Secondo uno studio della fondazione centro studi Doc, una delle cooperative che in Italia organizzano il lavoro dei lavoratori dello spettacolo, tra il 2020 e il 2021 il 30 per cento dei tecnici ha cambiato lavoro. Mancano soprattutto gli operatori che montano i palchi, i fonici e gli addetti al facchinaggio.

Il cachet degli artisti e il ruolo delle multinazionali

C’è poi un’altra questione che riguarda i cachet degli artisti, cioè la limitata concorrenza nell’organizzazione dei concerti. La maggior parte dei grandi eventi dipende dalle stesse aziende. In Italia, per esempio, operano due grossi gruppi internazionali: l’americana Live Nation, che ha comprato Ticketmaster, e la tedesca Eventim, che ha acquistato nel 2007 TicketOne. La scarsa competizione consente alle multinazionali di alzare i cachet degli artisti, perché hanno un notevole potere economico e possono permettersi di rischiare dei flop. Questo è un vantaggio rispetto agli organizzatori locali che devono per forza far tornare i conti di ogni concerto, fissando prezzi sufficientemente competitivi per essere sicuri di vendere tutti o quasi i biglietti.

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