Mercoledì 24 Aprile 2024

Caro energia e agricoltura: un'azienda su dieci a rischio chiusura

Secondo Coldiretti le tariffe mettono in pericolo la produzione alimentare. I consumi di fertilizzanti sono diminuiti del 30%

Caro energia e agricoltura: l'analisi di Coldiretti

Caro energia e agricoltura: l'analisi di Coldiretti

Il caro energia colpisce l’agricoltura. Gli acquisti di trattori sono infatti diminuiti del 14%. Un dato preoccupante a cui si aggiunge una riduzione del 30% dell’uso di fertilizzanti. Il rischio è che i rincari energetici mettano a rischio i raccolti.

Il quadro sullo stato delle campagne italiane emerge da un’analisi di Coldiretti che ha lanciato l’allarme sugli effetti della crisi energetica in agricoltura, comparto nel quale più di un’azienda su dieci (13%) è a rischio chiusura. “Le difficoltà economiche” sottolinea la Coldiretti “hanno portato a ridurre l’acquisto di mezzi tecnici indispensabili per le coltivazioni già duramente colpite dal clima anomalo”. Ma non sono solo i trattori a registrare un calo delle vendite.

Secondo Federunacoma, gli acquisti di mietitrebbiatrici sono diminuiti del 14%, mentre le trattrici con pianale di carico perdono il 21,5% e i rimorchi il 9,5%. A pesare sul settore è anche l’aumento del costo dei fertilizzanti, che in un anno è più che raddoppiato. In particolare l’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro a tonnellata dello scorso anno, mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata.

I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha sconvolto una grossa parte delle forniture globali mentre l’introduzione delle sanzioni contro le aziende bielorusse che producono potassio ha ridotto l’offerta sul mercato. Senza contare che sia la Russia che la Bielorussia sono importanti produttori di potassio e altre componenti utilizzate per la produzione di fertilizzanti.

Circa il 40% della produzione globale di potassio viene infatti dai due Paesi mentre la Russia produce circa il 20% dell’azoto mondiale. Non solo. C’è poi da considerare che il settore alimentare è piuttosto energivoro. La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea. Per quanto riguarda l’agricoltura, i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari (come erbicidi, fungicidi, insetticidi), fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep).

Il comparto alimentare richiede invece ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante, nonostante nel tempo i consumi energetici siano stati ridotti grazie all’adozione di nuove tecnologie e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni. A migliorare il bilancio energetico della filiera ci sono anche gli investimenti nell’economia circolare con la produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle e capannoni rurali fino alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano. Tutte iniziative che richiedono un importante impegno economico da parte degli agricoltori, perlomeno nella fase iniziale di investimento. Secondo il il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, si tratta di “un impegno che va sostenuto con interventi diretti equiparando le imprese dell’agroalimentare alle aziende energivore per tutte quelle misure che le riguarderanno in modo da garantire la produttività nelle nostre campagne ma anche per non far gravare gli aumenti dei costi sui consumatori”.