Giovedì 25 Aprile 2024

A Vicenza tutti i segreti della gioielleria «Un salone internazionale che risplende tra grandi produttori e nuove frontiere»

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VICENZA

CARNIELLO, cos’è veramente questa perla scintillante che risponde al nome di ‘Vicenza oro’?

«Il più grande salone europeo dedicato all’oreficeria e alla gioielleria, una vera e propria piattaforma di intesa e business per il settore». Marco Carniello, Group brand director Jewellery & Fashion di Italian exhibition group, introduce la grande esposizione iniziata sabato scorso – sarà aperta fino mercoledì – illustrando la nascita, gli obiettivi e le prospettive future di un grande evento mondiale. Con convinzione e determinazione: «Stiamo consolidando la nostra posizione come una delle tre fiere leader al mondo nel campo dei gioielli. Un cammino di crescita percorso negli anni e che ci pone, ora, come punto di riferimento internazionale».

Come si presenta, oggi, il mercato dell’oro?

«Il mondo dell’oreficeria sta attraversando un momento molto delicato, come tutti i settori industriali. Spesso, per capire la salute e l’andamento dei mercati, si guarda alle esportazioni del ‘Made in Italy’».

Il termometro, in questo caso, cosa dice?

«I mercati stanno bene. Le esportazioni nel primo trimestre dell’anno sono aumentate e la sensazione è quella che la crescita si sia protratta almeno fino a maggio. C’è anche da dire, però, che l’incertezza socio-politica ed economica mondiale ha il suo notevole impatto».

In cosa si traduce?

«La materia prima ha visto una forte accelerazione, che l’ha portato a un livello di costi piuttosto alto. Il prezzo dell’oro ha finito per riazzerare quell’ottimismo nato grazie a buoni dati relativi all’export».

Perché?

«Ha un effetto diretto e immediato sui consumi: il costo oscilla in virtù di un aumento di prezzo della materia prima».

Tutti temi da snocciolare durante Vicenza oro?

«Certo, tra luci e ombre. Una partenza ottima, legata però a un momento di incertezza. Sarà fondamentale capire insieme gli sviluppi futuri, con tutti gli attori coinvolti».

Chi sono i partecipanti?

«Esperti, grandi produttori, stakeholders internazionali dell’oreficeria, che hanno capacità di fornire linee di indirizzo politiche e industriali. È questo il nostro obiettivo: lavorare in sinergia, per delineare la fotografia attuale del mercato».

Di che aziende parliamo?

«Bisogna ricordare che spesso i produttori in questo settore sono aziende di dimensioni molto piccole, in Italia e all’estero. Imprese che vedono in questi ‘hub’ uno strumento e un trampolino di lancio per sviluppare al meglio il proprio modello di business. Con attività efficienti, riusciamo a favorire una crescita professionale e personale».

Uno sguardo al futuro, nel verso senso della parola: Vicenza oro è anche un’occasione importante per approcciare al meglio nuove dinamiche, sempre più innovative?

«Noi interpretiamo il futuro, nel vero senso della parola. A esempio, studiando il peso effettivo che avrà la stampa 3D nei prossimi anni. È il futuro dell’intera filiera produttiva».

Perché il termine ‘piattaforma’?

«Il mondo si fa sempre più esperenziale: per questo il termine ‘fiera’, inteso come una volta, ormai ci sta un po’ stretto. È un concetto che verrà superato, passo dopo passo. Questo evento si porta dietro una lunga serie di aspetti e iniziative satelliti, che vanno ben al di là dei confini spaziali e temporali. Connessioni digitali, ‘match-making’, tante realtà esterne al salone in sé per sé. Esperenziale, come dicevo, per far vivere la città con i suoi negozi e la sua arte a tutti i visitatori del mondo».

Quali sono i prodotti che vanno ancora per la maggiore?

«Non è una domanda facile, qui a Vicenza arrivano persone da 130 Paesi del mondo. Ogni territorio, ogni cultura ha i propri gusti e tendenze preferite».

Ci spieghi di più.

«In Medio Oriente, c’è molta attenzione a grandi gioielli con dimensioni particolari, ricchi di oro e sfarzo. Se ci spostiamo più al nord, invece, ecco che il gusto sposa un approccio più minimalista. Magari con delle forme geometriche, che ricordano motivi ‘più freddi’».

Ci sono, poi, quei prodotti che non muoiono mai?

«Ovvio, macro-trend che conquistano tutti. A dire la verità, nel mondo della gioielleria c’è tanta cominazione: quello che succede nella moda e nel settore del fashion, si riflette inevitabilmente sulle nostre tendenze preferite».

L’artigianalità viene preservata lo stesso?

«In Italia continua a prevalere, seppure con tutta l’industrializzazione che abbiamo sotto gli occhi. È una nostra grande eccellenza, con tutti i distretti della penisola a essere rappresentati. È questo che ci contraddistingue nel mondo: la qualità e la tradizione».

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