Giovedì 25 Aprile 2024

Viviana, si indaga anche per omicidio "Morta poche ore dopo aver lasciato casa"

Messina, ieri l’autopsia della mamma dj. Ingaggiato un perito del caso di Yara Gambirasio. La procura cerca testimoni: chi sa, parli.

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di Nino Femiani

All’ospedale Papardo di Messina arriva Stefano Vanin, 49 anni trevigiano, professore di Zoologia, esperto di larve e insetti, che fu chiamato anche per il caso di Yara Gambirasio. Dovrà dire da quanto tempo era morta la Viviana Parisi e se è stata trasportata da un altro posto (per questo ha prelevato un campione di terreno sul posto del ritrovamento del cadavere). Presente all’autopsia anche una consulente di parte, la dottoressa Pina Certo, nominata dal marito della vittima, Daniele Mondello, che nell’inchiesta è parte lesa ed è assistito da due legali, gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello. "La signora aveva dei problemi", ha sottolineato l’avvocato Venuti, senza però entrare nello specifico. "Anche il marito – ha aggiunto il penalista – vuole sapere la verità come tutti. Lui è distrutto dalla vicenda: ha perso la moglie e suo figlio non è stato ancora trovato. Gli interrogativi sono tanti, ma noi abbiamo fiducia nella magistratura".

I medici legali Elvira Ventura Spagnolo e Daniela Sapienza dovranno invece certificare le cause del decesso e se ci sono tracce di violenza sul corpo della donna ritrovata morta sabato scorso. Fino a sera bocche cucite, poi uno spiraglio: Viviana Parisi sarebbe morta quello stesso lunedì, poche ore dopo la sua partenza da Venetico. Poi Vanin precisa: "Adesso c’è tutto il lavoro di laboratorio, quindi si arriverà a una stima dei tempi del decesso". Il medico legale Sopagnolo ribadisce che "le lesività sul corpo possono essere compatibili con tutte le ipotesi possibi". Anche se, a detta dell’avvocato della famiglia della vittima, le ferite sarebbero compatibili con la caduta dall’alto, ossia dal traliccio dell’alta tensione.

Anche la procura è in stand-by e attende i risultati ufficiali. "Chiunque abbia visto qualcosa utile alle indagini parli", dice il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, titolare dell’inchiesta. Che intanto apre un fascicolo a carico di ignoti per omicidio e sequestro di persona sulla morte della dj Viviana e sulla scomparsa del figlio di 4 anni Gioele. "Un modo per ampliare il raggio di azione delle indagini", dicono fonti investigative. Ma è anche segno che nessuno in procura se la sente di imboccare con decisione la strada dell’omicidio-suicidio, ovvero l’ipotesi che la mamma abbia prima ucciso il bambino e poi si sia tolta la vita. Troppi dubbi, troppi punti oscuri, troppe illogicità in un’inchiesta che sembra muoversi su un terreno franoso. Anzitutto dove sono finiti i due automobilisti – qualcuno dice che siano padre e figlio – che hanno riferito di aver visto una donna con un bambino scavalcare il guard- rail? "Hanno fatto un’opera meritoria a fermarsi, per vedere se qualcuno avesse bisogno di essere soccorso – sottolinea Cavallo – adesso parlino con noi perché non sappiamo chi sono. È strano che nonostante il clamore mediatico non si siano ancora presentati o non ci abbiano contattati. Questa testimonianza è importante – spiega il procuratore – per chiarire una volta per tutte se Gioele era con la madre o no". Nessuno di quelli che hanno ‘regolato’ il traffico – i due che erano a bordo del furgoncino Anas colpito dalla donna – per impedire che altre auto fossero coinvolte nell’incidente ha potuto confermare la presenza del bambino. "Non lo ricordiamo", hanno ribadito lunedì. Anche ieri vertice in Prefettura a Messina per fare il punto della situazione e rimodulare i piani d’azione per cercare Gioele. Gli investigatori sbattono la testa per capire cosa abbia spinto Viviana a uscire dall’autostrada allo svincolo di Sant’Agata di Militello e a rientrarvi 22 minuti dopo. La telecamera, l’unica che funzionava, non permette di capire se al ritorno ci fosse anche il bambino nell’abitacolo.

Alle ricerche, coordinate da esperti in topografia applicata al soccorso, partecipano squadre formate da unità Saf (Speleo alpino fluviale) e cinofili, mentre droni del nucleo Sapr effettuano rilievi dall’alto. La zona di Caronia è battuta palmo a palmo, per un’area di 500 ettari, ma il raggio d’azione potrebbe spostarsi nuovamente.