Venerdì 26 Aprile 2024

Vince Grillo, il limite ai mandati resta A casa tutta la vecchia guardia M5s

L’Elevato la spunta sulle resistenze di Conte che aveva promesso la deroga ai big del Movimento. Taverna infuriata con il capo politico, ma anche i "nuovi" rischiano il posto: i seggi sono troppo pochi

Migration

di Ettore Maria Colombo

Via, "fuori dalle liste" Paola Taverna (vicepresidente del Senato che pare abbia urlato: "Abbiamo combattuto e tu ci cacci? E ora cosa faremo?!"), Vito Crimi (ex ‘reggente’ del M5s), Alfonso Bonafede (ex ministro) e, dulcis in fundo, Roberto Fico, presidente della Camera. Una strage. Del resto, Conte è stato posto davanti un aut-aut: o far rispettare il limite dei due mandati o Beppe Grillo e Alessandro Di Battista avrebbero rotto facendosi un Movimento ‘loro’, ‘delle origini’. "Uno vale per tutti – scrive la politologa (e dem) Elisabetta Gualmini sull’Huffington Post di ieri – e Grillo ha trovato la soluzione ai 5s: se stesso". Il giudizio, magari, è lapidario, ma vicino al vero. Il tetto dei due mandati "non si tocca" perché – come ha detto Grillo – "è la nostra luce nelle tenebre". Tenebre che vedono il M5s veleggiare intorno al 10%, nei sondaggi, forse anche meno.

Al netto di possibili cali (tra il 6% e l’8%), se va bene e prendi il 10% vuol dire eleggere appena 40 ‘anime’ (30-31 deputati e 10-11 senatori), rispetto agli attuali 160 parlamentari ancora iscritti ai 5s) il che, oggettivamente, equivale a una ‘grande moria delle vacche’. Specie al Centro-Nord, dove l’M5s già vale appena il 3-5%. Il colpo gobbo sarebbe eleggere una manciata di eroi al Centro e soprattutto al Sud, dove l’M5s forse vale il 12%.

Il limite al ‘tetto’ dei mandati, dunque, rimarrà, senza manco il passaggio di piattaforma SkyVote. Il risultato sarebbe stato scontato e Conte ha preferito evitare la figuraccia. Insomma, alla fine a Conte la decisione è stata ‘imposta’ da Grillo. E non solo non ci sarà alcuna deroga, non solo la vecchia classe dirigente (Fico ha fondato il M5s, con Grillo), ma anche i suoi fedelissimi rischiano. Infatti, dato che piove sempre sul bagnato, i suoi scudieri – che, invece, sono al primo mandato (Turco, Gubitosa, Ricciardi, Todde, etc.) - con cui ha gestito la fase della crisi, la scissione e la rottura con il Pd, rischiano di non essere rieletti. Dovranno rispettare il principio per cui ci si può candidare "solo" nel collegio di appartenenza. Quindi, nessuna candidatura multipla, come prevede la legge (fino a cinque collegi plurinominali proporzionali) o in collegi sicuri.

Conte, dal braccio di ferro, è uscito sconfortato, pur millantando serenità in un post su Facebook: "Grazie per le vostre battaglie". Ma è già diventato il bersaglio dei parlamentari storici. I nuovi esultano, perché si sono liberati dei posti, ma si illudono. Infatti, ora chiedono l’ennesima deroga per potersi candidare nei collegi blindati, o presunti tali, e non in quelli da sicuri perdenti. A rischio sono i (pochi) big rimasti al Nord e al Centro: Stefano Patuanelli (Friuli), i vice Ricciardi (Toscana) e Todde (Sardegna) che nei collegi dove dovrebbero ricandidarsi, per Statuto, sono dati per ‘sicuri perdenti’ e finiranno male. Un disastro per il presidente M5s e per i suoi.

L’ex premier è rimasto prigioniero di sé stesso e delle troppe promesse non mantenute: "Mi dispiace – ha detto loro - vi ringrazio, ho cercato di convincere Beppe, ma non c’è nulla da fare". Grillo ora punta tutto su due persone: ‘Ale’ Di Battista e Virginia Raggi, che potrebbero (dopo la catastrofe elettorale) prendere le redini del M5s. A breve, Di Battista scioglierà la riserva e annuncerà il suo ritorno in campo, la Raggi pure. L’ex sindaco di Roma può ricandidarsi perché il primo mandato, quello da consigliera comunale (ne ha fatti tre) non conta, grazie a una vecchia regola, il "mandato zero". Il Garante, certo, dice a tutti "fidatevi di me, vi aiuto, non vi abbandono" (si parla di posti come – sic – assistenti parlamentari), ma tanti, nei 5Stelle, non si fidano. L’attacco, dunque, sarà a tre punte: Conte-Raggi-Di Battista, ma Conte – che otterrà la ‘vittoria di Pirro’ di mettere il suo nome nel simbolo, con la scritte "Conte" accanto a quella "2050" – conterà molto poco. Il Movimento torna in mano a Grillo che punta anche all’alleanza con Unione popolare di De Magistris e rispolverare i vecchi ‘Meetup’.