Mercoledì 24 Aprile 2024

Vignette su Erdogan, la furia islamica A Teheran bruciano le foto di Macron

Rapporti sempre più tesi tra Turchia e Francia dopo la copertina di Charlie Hebdo. La rabbia di Ankara: "Vogliono rilanciare le crociate"

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di Giovanni Serafini

È una crociata, ma in direzione opposta rispetto a quelle storiche. A scagliarsi contro la Francia e l’Unione europea è il "Sultano piromane" Recep Tayyip Erdogan: mettendo sotto accusa la presunta islamofobia occidentale, il presidente turco tenta di accreditarsi come leader e difensore del mondo musulmano. La ferma presa di posizione di Macron contro il "separatismo", la condanna della radicalizzazione islamica, la difesa a oltranza di Charlie Hebdo e del diritto di satira, stanno scatenando un incendio di proporzioni colossali.

"Vedo che l’odio contro l’Islam, i musulmani e il profeta Maometto si diffonde come un cancro tra i politici europei. Vorrebbero rilanciare le crociate", ha dichiarato Erdogan, più che mai irritato dall’ultima caricatura del settimanale francese che lo ritrae sul divano in maglietta e mutande, con una lattina in mano, mentre solleva il chador scoprendo i glutei di una donna che trasporta due calici di vino. "Non ho niente da dire contro queste canaglie, quella vignetta non ho neanche voluto vederla", ha commentato il presidente turco. Il ministero degli Esteri di Ankara ha annunciato "necessarie azioni diplomatiche", mentre la magistratura ha aperto un procedimento penale contro Charlie Hebdo.

Proteste vigorose sono state espresse dalla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei: "Il sostegno di Macron alle vignette che insultano il Profeta è un atto stupido. Quella che lui definisce libertà di espressione è un inaccettabile oltraggio al Messaggero di Dio", ha commentato. Ieri a Teheran davanti all’ambasciata francese i manifestanti hanno bruciato bandiere e foto di Macron, rappresentato con sembianze sataniche e accostato a Salman Rushdie, lo scrittore anglo-indiano colpito da una fatwa dell’ayatollah Khomeini nel 1989.

Il primo ministro pakistano Imran Khan ha a sua volta attaccato la Francia, accusata di "incoraggiare l’islamofobia". Manifestazioni ostili di folla si stanno allargando a macchia d’olio in tutto il mondo islamico, dall’Iran all’Egitto, dove il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha condannato "gli insulti ai profeti". Proteste anche in Libia e nei territori palestinesi, in particolare nella striscia di Gaza dove i manifestanti hanno bruciato fotografie di Macron. Numerosi paesi arabi hanno accolto l’invito di Erdogan a boicottare i prodotti francesi: nel Kuwait i formaggi francesi e altri generi alimentari bianco-rosso-blu sono stati ritirati dalla vendita. 430 agenzie del Golfo Persico hanno sospeso le prenotazioni dei voli per Parigi.

La Francia "non rinuncerà mai ai suoi principi e ai suoi valori, nonostante i tentativi di destabilizzazione e d’intimidazione", ha dichiarato il portavoce del governo Gabriel Attal, L’Unione europea – in particolare la Danimarca che fu il primo Paese a pubblicare le vignette di Maometto nel 2006 – ha espresso pieno sostegno a Macron. In vista del Consiglio europeo di dicembre Parigi chiede sanzioni contro Ankara: lo ha annunciato Clement Beaune, segretario di stato francese per gli Affari europei. "Spingeremo a favore di forti reazioni europee, compreso il possibile strumento delle sanzioni. Erdogan sta rivelando una strategia complessiva che consiste nel moltiplicare le provocazioni a tutto campo", ha detto Beaune.

Alla base dell’atteggiamento del presidente turco c’è, secondo molti analisti, il tentativo di ritrovare il consenso popolare perduto: secondo l’istituto Avrasya se si votasse oggi Erdogan otterrebbe il 38,7 per cento dei voti contro il 41,9 del suo rivale, il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu.