Venerdì 26 Aprile 2024

Viceministri e sottosegretari Un fedelissimo della premier per blindare la Giustizia

Delmastro (FdI) al fianco di Nordio con Sisto (FI). Molteni (Lega) agli Interni, Mantovano ai Servizi. Allo studio le prime norme sul caro bollette. Manovra, potrebbero arrivare dieci miliardi in più

di Elena G. Polidori

Sottosegretari governo Meloni: ecco la lista con i 31 nomi

Giorgia Meloni preme. Dal consiglio dei ministri di oggi, il primo operativo, vuole uscire con in mano almeno un paio di provvedimenti per dare subito risposte agli italiani sul caro bollette con un nuovo "scudo anti rincari" che prenderà forma, però, nella manovra. All’ordine del giorno la revisione del Nadef, la cui riscrittura parziale potrebbe dare "risposte immediate" a chi non riesce più a pagare luce e gas o rischia di chiudere l’azienda per i maxi-aumenti di energia e materie prime. La revisione dei conti è un passaggio obbligato, di cui la premier discuterà probabilmente anche a Bruxelles, dove volerà giovedì per incontrare i vertici delle istituzioni europee. Un via libera della commissione è in ogni caso indispensabile.

SCOSTAMENTO DI BILANCIO

La necessità per il 2023 diventa quella di alzare l’asticella del deficit, operando quello scostamento vissuto come extrema ratio finora sia a Palazzo Chigi sia in via XX settembre. Si dovrebbe trattare di circa mezzo punto, per fare salire la dote per la legge di Bilancio da 10 a circa 20-21 miliardi di euro , mentre il tesoretto ereditato dal governo Draghi sarà utilizzato subito per arrivare fino alla fine dell’anno con nuovi aiuti a famiglie e imprese.

IL SOTTOGOVERNO

A Forza Italia potrebbero andare tre viceministri sui 9 totali immaginati per la squadra (2 alla Lega e 4 a Fdi), con Paolo Sisto verso via Arenula, Valentino Valentini al Mise e Paolo Barelli all’Interno. La delega all’Editoria dovrebbe andare ad Alberto Barachini, Francesco Battistoni all’Agricoltura, Ugo Cappellacci al Mef dove per la Lega ci sarà Federico Freni. A fianco di Piantedosi dovrebbe tornare per via Bellerio - che vuole anche il Dipe - Nicola Molteni, mentre per Fdi è forte il nome di Wanda Ferro, spendibile anche per la commissione Antimafia. Meloni a Palazzo Chigi porterà quasi sicuramente il fedelissimo Giovanbattista Fazzolari (attuazione del programma) e Alessio Butti (Innovazione), mentre al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano dovrebbe affidare la delega ai servizi. Maurizio Leo sarà viceministro al Mef mentre Edmondo Cirielli potrebbe diventare vice alla Farnesina (Giulio Terzi presidente di commissione). Marcello Gemmato dovrebbe andare alla Salute, Andrea Delmastro alla Giustizia (o Infrastrutture), Galeazzo Bignami al Mise, Paola Frassinetti all’Istruzione, Salvatore Deidda o Isabella Rauti alla Difesa, Patrizio La Pietra all’Agricoltura e hanno chance anche Federico Mollicone e Augusta Montaruli.

LA PARTITA DELLA GIUSTIZIA

In fondo Meloni sembra non fidarsi troppo del neoministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ecco perché vuole mettere al suo fianco Andrea Delmastro Delle Vedove. Avvocato, avrebbe il compito di marcare il ministro Nordio che su molti temi – dal carcere alle misure cautelari passando per la legge Severino – ha posizioni opposte rispetto a quelle di FdI. Ma c’è di più; oggi si va verso una revisione dell’ergastolo ostativo per superare una imminente sentenza della Corte che potrebbe far accedere ai benefici penitenziari, cioè al lavoro all’esterno, i permessi premio e alle misure alternative alla detenzione, i condannati per reati di mafia e terrorismo che non collaborano. Meloni vuole introdurre il principio di dimostrare di aver riparato il danno alle loro vittime. Non solo: dovranno dimostrare di aver reciso i collegamenti con le loro organizzazioni. Slitterà al 30 dicembre l’entrata in vigore della riforma Cartabia sulla giustizia penale.