Venerdì 26 Aprile 2024

Un’altra strage di cristiani in Nigeria Spari durante la messa, decine di morti

Tra le vittime molti bambini, diversi i feriti. A scatenare il terrore un commando di pastori islamici

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di Alessandro Farruggia

Sarà ricordata come la strage di Pentecoste. L’ennesima in una Nigeria sempre più devastata da scontri religioso-tribali che mettono in particolare nel mirino i cristiani. Stavolta ad essere colpita è stata la chiesa cattolica di San Francesco, a Owo, 350 chilometri da Lagos, attaccata da un commando di uomini armati che hanno aperto il fuoco sui fedeli prima di far esplodere un ordigno nella chiesa. "Erano in cinque. Hanno fatto irruzione in chiesa e hanno cominciato a sparare", ha raccontato Kehinde Ogunkorode, testimone oculare. Gli assalitori avrebbero usato fucili d’assalto Kalashnikov e bombe a mano.

Tra i quaranta e i cinquanta i morti, tra i quali molti bambini, e almeno altrettanti i feriti, molti gravi. La notizia del rapimento di un sacerdote e di alcuni fedeli, che era circolata dopo l’attacco, è stata smentita dalla diocesi di Owo. L’azione è stata spietata e senza alcun contrasto. "Stavamo per concludere la funzione – ha raccontato uno dei sacerdoti, padre Andrew Abayomi – . Avevo già chiesto alle persone di iniziare ad andarsene, è proprio in quel momento che gli spari sono arrivati da diverse direzioni. Ci siamo nascosti all’interno della chiesa ma per 20 minuti siamo stati in balia degli attaccanti, fino a che non se ne sono andati e abbiamo aperto la chiesa e portato le vittime in ospedale".

I sopravvissuti, i testimoni oculari e le fonti della sicurezza sostengono che i responsabili sono pastori seminomadi Furlani. Lo scontro tra i Furlani, musulmani, e gli agricoltori Yoruba, cristiani, ha causato migliaia di morti: nei tre caldissimi anni dal 2016 al 2018 sarebbero stati 3.641 e 847 nel 2021. Il fenomeno è dovuto soprattutto alla scarsità di terra fertile: i cambiamenti climatici e la desertificazione della Nigeria settentrionale stanno spingendo i nomadi Furlani a trovare foraggio per il loro bestiame sempre più verso sud, devastando i campi degli agricoltori. Vista la mancanza di terre per la loro transumanza, i Furlani compiono atti di terrorismo e rapimenti, in modo da costringere gli agricoltori a lasciar loro le terre.

Il fenomeno si inserisce nel più ampio attacco ai cristiani, che si registra in Nigeria. Un gruppo per i diritti umani, l’International Society for Civil Liberties and Rule of Law, stima che 6.006 cristiani nigeriani siano stati uccisi nei quindici mesi da gennaio 2021 a marzo 2022 da islamici radicali: pastori Furlani, terroristi di Boko Haram e di Al Quaeda. Secondo la stessa fonte negli ultimi tredici anni, dal luglio 2009 (insurrezione di Boko Haram) al marzo 2022, il bilancio delle vittime cristiane ammonta a non meno di 45.644, ma si stima che anche abbiano perso la vita 30.000 musulmani moderati. I Furlani non sono strutturalmente legati a Boko Haram, organizzazione terroristica attiva più a nord e attualmente il declino (ha fatto 178 morti nel 2021 contro i 2.131 del 2015), ma i due gruppi sono in consolidata relazione, anche con addestramento e fornitura di armi ai Furlani.

Dall’Italia hanno condannato la strage il ministro degli Esteri, Di Maio, Salvini, Letta, Renzi, Lupi e Stefania Craxi. La Nigeria è devastata dall’ennesimo attacco. Il deputato locale Olayemi Adeyemi ha detto che i furlani avrebbero reagito in rappresaglia ad alcune misure restrittive delle loro attività decise dal governatore dello Stato. Il governatore dello Stato di Ondo, Oluwarotimi Akeredolu ha sostenuto che gli autori sarebbero maliani, addestrati in Libia. "La strage è una dichiarazione di guerra contro gli Yoruba" ha commentato il professor Banji Akintoye, leader del movimento di autodeterminazione Yoruba, che ha chiesto l’intervento del governatore e del presidente della Nigeria Mohammadu Buhari. Buhari ieri ha condannato fermamente la strage, ma il fatto che sia di etnia Furlani probabilmente non aiuta a mettere la soluzione del conflitto al giusto livello di priorità.