Venerdì 26 Aprile 2024

Una rivoluzione di cui l’Italia ha bisogno

David

Allegranti

Riforma delle intercettazioni, della carcerazione preventiva, dell’obbligatorietà dell’azione penale. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato ieri in audizione una vera rivoluzione. Al punto tale che viene da chiedersi se poi riuscirà davvero a realizzare quanto prospettato (citofonare gli alleati forcaioli). Nordio è un sincero liberale, per questo hanno destato preoccupazione nelle ultime settimane le decisioni in materia di giustizia (decreto anti invasione, rilancio dell’ergastolo ostativo). Ma su separazione delle carriere, intercettazioni e altri atavici bubboni il ministro ha scelto posizioni impopolari e coraggiose. Come quando ha detto, parlando di intercettazioni, che attraverso la "diffusione selezionata e pilotata" esse sono diventate "strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica". Dalle procure, infatti, le intercettazioni finiscono magicamente sui giornali, anche o forse soprattutto quando sono penalmente non rilevanti. Il ministro ha poi proposto una riforma della custodia cautelare, "proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo. È vero che però, poi, interviene il tribunale del riesame. Nondimeno, l’intervento collegiale può rimuovere il danno che è stato fatto, ma non quello che è già stato ingiustamente patito". Circa mille persone all’anno che vengono incarcerate risulteranno poi innocenti: dal 1992 al 31 dicembre 2020 si sono registrati 29.452 casi. L’Italia è il quinto Paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti in custodia cautelare: il 31 per cento, un detenuto ogni tre. La giustizia ingiusta, peraltro, è un salasso per lo Stato: i 750 casi di ingiusta detenzione nel 2020 sono costati quasi 37 milioni di indennizzi. Dal 1992 a oggi lo Stato ha speso quasi 795 milioni di euro. Serve, appunto, una rivoluzione.